Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/658: differenze tra le versioni
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le virtù necessarie, affinchè regni un giorno come re |
le virtù necessarie, affinchè regni un giorno come re giusto e saggio, che altri voti non abbia fuor del bene del sud popolo. — |
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giusto e saggio, che altri voti non abbia fuor del |
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«Allorchè il re ebbe finito il suo discorso, il visir ed i grandi dell’impero, i savi ed i sapienti, prosternatiseli dinanzi, tornarono alle case loro. Il re, rientrato anch’egli in palazzo, diede al figliuolo il nome | di Vird-Khan, cioè Re-delle-Rose. |
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bene del sud popolo. — |
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c Allorchè il re ebbe finito il suo discorso, il visìr |
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«Giunto il principino all’età di dodici anni, si pensò alla sua educazione. Fece dunque il re fabbricare un palazzo contenente trecentocinquantasei appartamenti; scelse poi trenta savi e sapienti che dovevano istruire il principe conducendolo ogni giorno dall’uno all’altro appartamento all’uopo di evitare la noia che avrebbe senza dubbio provata nel corso delle lezioni, se fosse mai sempre rimasto nelle medesime stanze. Ogni sette giorni il principino subiva un esame in presenza dei re, ed i progressi che faceva in tutte le scienze, destavano stupore: era una maravigila d’intendimento e di sapere, cosa che dovea attribuirsi agli sforzi riuniti dei saggi e de’ dotti incaricati della sua istruzione. |
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ed i grandi dell’impero, i savi ed i sapienti, prosternatiseli |
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dinanzi, tornarono alle case loro. Il re, rientrato |
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«Allorchè il principe ebbe compiti tre lustri, gli istitutori dichiararono che l'allievo ormai ne sapeva più di loro, e felicitarono il re sulla beatitudine della quale l'aveva colmato il cielo dandogli un tal figlio. |
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anch’egli in palazzo, diede al figliuolo il nome | |
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di Vird-Khan, cioè Re-delle-Rose. I |
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«Gilia fece chiamare il gran visir e gli disse: — Gli istitutori di mio figlio mi assicurano ch’ei possiede una cognizione profonda di tutte le cose, nè più gli resta nulla da imparare; che ne dite voi, visir? — Il rubino,» rispose Scimas, «non è meno una pietra preziosa, benchè nascosto nel seno della terra; ma onde il suo pregio sia conosciuto dagli uomini, bisogna produrlo alla luce del giorno. Domani, se vostra maestà permette, metterò in evidenza le cognizioni del principe che paragono al rubino. — |
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« Giunto il principino all’età di dodici anni, si |
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pensò alia sua educazione. Fece dunque »1 re fabbricare |
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on palazzo contenente trecentocinquanta-1 |
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sei appartamenti; scelse poi trenta savi e sapienti |
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die dovevano istruire il principe conducendolo ogni |
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giorno dall’uno all’altro appartamento all’uopo |
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di evitare la noia che avrebbe senza dubbio provata |
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nel corso delle lezioni, se fosse mai sempre |
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rimasto nelle medesime stanze. Ogni sette giorni il |
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principino subiva un esame in presenza dei re, ed i |
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progressi che faceva in tutte le scienze, destavano |
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stupore: era una maravigila d’intendimento e di sapere, |
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cosa die dovea attribuirsi agli sforzi riuniti dei |
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saggi e de’ dotti incaricati della sua istruzione. |
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c Allorchè il principe ebbe compiti tre lustri, gli |
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istitutori dichiararono che T allievo ormai ne sapeva |
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più di loro, e felicitarono il re sulla beatitudine della |
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quale r aveva colmato il cielo dandogli un tal figlio. |
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< Gilia fece chiamare il gran visir e gli disse: — Gli |
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istitutori di mio figlio mi assicurato ch’ei possiede |
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una cognizione profonda di tutte le cose, nò più gli |
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resta liulla da imparare; che ne dite voi, visir? — li |
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rubino, • rispose Scimas*«non è meno una pietra |
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preziosa, benchè nascosto nel seno della terra; ma |
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onde il suo pregio sia conosciuto dagli uomini, |
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bisogna produrlo alla luce del giorno. Domani, se |
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vostra maestà permette, metterò in evidenza le cognizioni |
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del principe che paragono al rubino. — |