Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/389: differenze tra le versioni

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del popolo; ma non gli bastò il coraggio per sostenere la pena mag- giore, quella dell’abbandono: pregò, pianse, tremò, infine rinunziò, e andossi a chiudere in castel Sant’Angelo coi parenti e i pochi fedeli (1348) sinchè fuggì. I suoi nemici rimbalditi, e quei che tremavano di esserglisi mostrati amici, lo fecero appiccare in effigie, e distrussero in un fiato quanto in sette mesi aveva operato.
COLA DI RENZO

del popolo; ma non gli bastò il coraggio per sostenere la pena mag- -
Il tribuno, errante ma non malvagio, vissuto alcuni anni tra gli eremiti francescani di Monte Majella negli Appennini, ove serpeggiavano le idee de’ Fraticelli, contrarie all’autorità de’ pontefici e al fasto de’ prelati, nell’entusiasmo della solitudine si credette chiamato a cooperare ad una riforma universale, che Dio stava per effettuare onde correggere la ribalda vita del mondo. Per avacciare l’opera si presentò a Carlo di Boemia, dicendo avergli a confidare gravi segreti, e incoraggiarlo alla liberazione d’Italia, e a fornirlo d’armi, senza di cui la giustizia non vale. Ma questi il fece prendere e recare ad Avignone, ove trovò grazia, e per intromessa anche del {{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}} fu assolto della scomunica e lasciato vivere in pace.
giore, quella dell'abbandono: pregò, pianse, tremò, infine rinunziò,

e and ossi a chiudere in castel Sant'Angelo coi parenti e i pochi fe-
Roma riprese freno di temperanza sotto al legato e a due senatori; e il giubileo del 1350 vi attirò gente e danaro<ref name="p367">«Il dì di natale cominciò la sanla indulgenza a tutti coloro che andarono in pellegrinaggio a Roma, facendo le visitazioni ordinate per la santa Chiesa alla basilica di Santo Pietro e di San Giovanni Laterano e di Santo Paolo fuori di Roma; al quale perdono uomini e femmine d’ogni stato e dignità concorse di Cristiani, con maravigliosa e incredibile moltitudine, essendo di poco tempo innanzi stata la generale mortalità, e ancora essendo in diverse parti d’Europa tra’ fedeli cristiani; e con tanta devozione e umiltà seguivano il romeaggio, che con molta pazienza portavano il disagio del tempo, ch’era uno smisurato freddo, e ghiacci e nevi e acquazzoni, e le vie per tutto disordinate e rotte; e i cammini pieni di dì e di notte d’alberghi, e le case sopra i cammini non eran sofficienti a tenere i cavalli e gli uomini al coperto. Ma i Tedeschi e gli Ungheri, in gregge e a turme grandissime stavano la notte a campo stretti insieme per lo freddo, atandosi con grandi fuochi. E per gli ostellani non si potea rispondere, non che a dare il pane, il vino, la biada, ma di prendere i danari. E molte volte avvenne che i romei, volendo seguire il loro cammino, lasciavano i danari del loro scotto sopra le mense, loro viaggio seguendo: e non era de’ viandanti chi gli togliesse, infino che dell’ostelliere venia chi gli togliesse.<br>
deli (1348) sinché fuggi. I suoi nemici rimbalditi, e quei che trema-
«Nel cammino non si facea riotte nè romori, ma comportava e ajutava l’uno all’altro con pazienza e conforto. E cominciando alcuni ladroni in terra a rubare e a uccidere, dai romei medesimi erano morti e presi, ajutando a soccorrere l’uno l’altro. I paesani faceano guardare i cammini, e spaventavano i ladroni: sicchè {{Pt|se-|}}</ref>. Ma
vano di esserglisi mostrati amici, lo fecero appiccare in effìgie, e
distrussero in un fiato quanto in sette mesi aveva operato.
Il tribuno, errante ma non malvagio, vissuto alcuni anni tra gli
eremiti francescani di Monte Majella negli Appennini, ove serpeggia-
vano le idee de' Fraticelli , contrarie all'autorità de' pontefici e al
fasto de' prelati, nell'entusiasmo della solitudine si credette chiamato
a cooperare ad una riforma universale, che Dio stava per effettuare
onde correggere la ribalda vita del mondo. Per avacciare l'opera si
presentò a Carlo di Boemia, dicendo avergli a confidare gravi se-
greti, e incoraggiarlo alla liberazione d'Italia, e a fornirlo d'armi,
senza di cui la giustizia non vale. Ma questi il fece prendere e recare
ad Avignone, ove trovò grazia, e per intromessa anche del Petrarca
fu assolto della scomunica e lasciato vivere in pace.
Roma riprese freno di temperanza sotto al legato e a due se-
natori; e il giubileo del 1350 vi attirò gente e danaro (8). Ma
(8) « Il dì di natale cominciò la sanla indulgenza a tutti coloro che andarono in
pellegrinnggio a Roma, facendo le visitazioni ordinate per la santa Chiesa alla ba-
silica di Sanio Pietro e di San Giovanni Laterano e di Santo Paolo fuori di Roma;
al quale perdono uomini e femmine d'ogni stato e dignità concorse di Cristiani, con
maravigliosa e incredibile moltitudine, essendo di poco tempo innanzi stala la ge-
nerale mortalità, e ancora essendo in diverse parti d'Europa tra' fedeli cristiani; e
con tanta devozione e umiltà seguivano il romeaggio, che con molla pazienza por-
tavano il disagio del tempo, ch'era uno smisurato freddo, e ghiacci e nevi e acquaz-
zoni, e le vie per tutto disordinate e rotte; e i cammini pieni di dì e di notte d'al-
berghi, e le case sopra i cammini non eran sofficienti a tenere i cavalli e gli uomini
al coperto. Ma i Tedeschi e gli Ungheri, in gregge e a turme grandissime stavano
la notte a campo stretti insieme per lo freddo, atandosi con grandi fuochi. E per
gli ostellani non si potea rispondere, non che a dare il pane, il vino, la biada, ma
di prendere i danari. E molte volte avvenne che i romei , volendo seguire il loro
cammino, lasciavano i danari del loro scotto sopra le mense, loro viaggio seguendo:
e non era de* viandanti chi gli togliesse, infino che dell'ostelliere venia chi gli to-
gliesse.
« Nel cammino non si facea riotte nè romori, ma comportava e ajutava l'uno al-
l'altro con pazienza e conforto. E cominciando alcuni ladroni in terra a rubare e
a uccidere, dai romei medesimi erano morti e presi, ajutando a soccorrere l'uno
l'altro. I paesani faceano guardare i cammini, e spaventavano i ladroni: sicché se-