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Versione delle 16:44, 8 dic 2017


i - rime d'amore 19


XXVIII Dinanzi a lui è piena di confusione. Quando innanti ai begli occhi almi e lucenti, per mia rara ventura al mondo, i’ vegno, lo stil, la lingua, l’ardire e l’ingegno, i pensieri, i concetti e i sentimenti o restan tutti oppressi o tutti spenti, e quasi muta e stupida divegno; o sia la riverenza, in che li tegno, o sia che sono in quel bel lume intenti. Basta ch’io non so mai formar parola, si quel fatale e mio divino aspetto la forza insieme e l’anima m’invola. O mirabil d’Amore e raro effetto, ch’una sol cosa, una bellezza sola mi dia la vita, e tolga l’intelletto! XXIX Da lui viene all’anima sua ogni beatitudine. Mentr’io conto fra me minutamente le doti del mio conte a parte a parte, nobiltate, bellezza, ingegno ed arte, che lo fan chiaro sovra l’altra gente, tale e tanto piacer l’anima sente, che, sendo tutte le sue virtù sparte, mi meraviglio come non si parte, volando al ciel per starci eternamente. E certo v’anderia, se non temesse che restasse il suo ben da lei diviso, e men beato il suo stato rendesse; perché ’l suo vero e proprio paradiso, quello che per bearsi ella si elesse, è ’l mio dolce signor e ’l suo bel viso.