Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/222: differenze tra le versioni
Xavier121: split |
|||
Stato della pagina | Stato della pagina | ||
- | + | Pagine SAL 75% | |
Intestazione (non inclusa): | Intestazione (non inclusa): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
{{RigaIntestazione||{{Sc|novella xvii}}|219}} |
|||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
che di Bernardino veramente fosse innamorata, non sapendo ad altro sentimento voltar le parole da la Pasqua dette. Per questo non volle restar di provar sua ventura e veder se gli potesse venir fatto di trovarsi con qualche inganno a lato una notte a la donna. Disse adunque a Giacomo: — Io mi fo certamente a credere che questa gentildonna sia di te fieramente accesa. Ella, come tu vedi, è bella ed onorata persona, e tu dei far ogni cosa per sapertela mantenere, e non ti fidar dei servidori, i quali il piú de le volte sono molto facili a manifestar gli amori dei lor padroni, di che bene spesso ne nascono di grandissimi scandali. Fa’ a mio modo, non v’andar senza me, perché io volentieri, per ogni cosa che potesse accadere, sempre verrò teco. — Il giovine promise di far secondo il suo conseglio. Venuta adunque la notte, presa una scaletta, tutti dui se n'andarono a l’orto, ed entrati dentro s’appiattarono chetamente sotto il pergolato. Era il costume de la donna innamorata tener acceso un lume in camera, fin che il suo amante seco in letto si corcava, perciò che la notte ch’ella lo attendeva tutta si poliva per parergli al lume piú del solito bella. Come poi era corcata, la Pasqua il lume spegneva e dentro menava Ferrante, avendo così in commessione da la padrona, la quale da Ferrante, non so perché, non voleva in letto esser veduta. Ora venuto il tempo convenevole, andò la fante a basso, ed entrata ne l’orto, perché la notte era oscura e molto piú buio sotto il pergolato, non passò piú innanzi, ma con sommessa voce disse: — Ove séte voi? — A questa voce Giacomo si fece innanzi e rispose: — Eccomi. — Alora ella gli domandò ove era il compagno. — Quivi sono — soggionse messer Gregorio; — andate pur lá ch’io vengo dietro. — Preso la fante per mano Giacomo invece di Bernardino s’inviò verso la camera, e volendo entrar dentro, s’avvide che messer Gregorio anco egli ci voleva entrare. Onde lasciato andar Giacomo dentro, diede de la mano nel petto di messer Gregorio, credendolo Ferrante, e gli disse: — Aspetta un poco ch’io verrò per te a mano a mano. Tu ti sei tosto scordato l'usanza nostra. — E detto questo entrò in camera per dispogliar la donna e il giovine. Messer Gregorio, che sapeva Bernardino suo fratello |
|||
NOVELLA XVII |
|||
219 |
|||
che di Bernardino veramente fosse innamorata, non sapendo ad |
|||
altro sentimento voltar le parole da la Pasqua dette. Per questo |
|||
non volle restar di provar sua ventura e veder se gli potesse |
|||
venir fatto di trovarsi con qualche inganno a lato una notte a |
|||
la donna. Disse adunque a Giacomo": — Io mi fo certamente |
|||
a credere che questa gentildonna sia di te fieramente accesa. |
|||
Ella, come tu vedi, è bella ed onorata persona, e tu dei far ogni |
|||
cosa per sapertela mantenere, e non ti fidar dei servidori, i |
|||
quali il più de le volte sono molto facili a manifestar gli amori |
|||
dei lor padroni, di che bene spesso ne nascono di grandissimi |
|||
scandali. Fa’ a mio modo, non v’andar senza me, perché io |
|||
volentieri, per ogni cosa che potesse accadere, sempre verrò |
|||
teco. — Il giovine promise di far secondo il suo conseglio. Ve¬ |
|||
nuta adunque la notte, presa una scaletta, tutti dui se n'andarono |
|||
a l’orto, ed entrati dentro s’appiattarono chetamente sotto il per¬ |
|||
golato. Era il costume de la donna innamorata tener acceso |
|||
un lume in camera, fin che il suo amante seco in letto si corcava, |
|||
perciò che la notte ch’ella lo attendeva tutta si poliva per |
|||
parergli al lume più del solito bella. Come poi era corcata, la |
|||
Pasqua il lume spegneva e dentro menava Ferrante, avendo |
|||
cosi in commessione da la padrona, la quale da Ferrante, non |
|||
so perché, non voleva in letto esser veduta. Ora venuto il tempo |
|||
convenevole, andò la fante a basso, ed entrata ne l’orto, per¬ |
|||
ché la notte era oscura e molto più buio sotto il pergolato, |
|||
non passò più innanzi, ma con sommessa voce disse: — Ove |
|||
séte voi ? — A questa voce Giacomo si fece innanzi e rispose : |
|||
— Eccomi. — Alora ella gli domandò ove era il compagno. — Quivi |
|||
sono — soggionse messer Gregorio; — andate pur là ch’io vengo |
|||
dietro. — Preso la fante per mano Giacomo invece di Bernardino |
|||
s’inviò verso la camera, e volendo entrar dentro, s’avvide che |
|||
messer Gregorio anco egli ci voleva entrare. Onde lasciato andar |
|||
Giacomo dentro, diede de la mano nel petto di messer Gregorio, |
|||
credendolo Ferrante, e gli disse: — Aspetta un poco ch’io verrò |
|||
per te a mano a mano. Tu ti sei tosto scordato l'usanza nostra. — |
|||
E detto questo entrò in camera per dispogliar la donna e il |
|||
giovine. Messer Gregorio, che sapeva Bernardino suo fratello |
|||
Piè di pagina (non incluso) | Piè di pagina (non incluso) | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
<references/> |