Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/264: differenze tra le versioni

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Oltre a questo, perchè di sole armi e presidii dei militi l’imperio non si può rendere sicuro, sì per gli altri più possenti principi, sì per le variabili volontà degli uomini, sì per la instabilità dei prossimi e benevoli: per sedare ogni contrario e iniquo animo fu necessario escogitare alcune defensioni, per le quali la minore potenza alla maggiore potesse resistere. E questa difesa non è se non fortezza di luoghi naturali ovvero artifiziali con diverse forme di muri. Ma dall’altra parte, come per fare agli ''uomini'' resistenza furono trovati varii cinti di mura, così per la cupidità del regnare e immoderato appetito di dominio, più specie di strumenti bellici e macchine furono fabbricate mediante le quali i muri si potessero frangere; infra i quali instrumenti assai potente fu estimato l’ariete, per cui, con la forza di più uomini insieme unita, in breve tempo ogni muro era messo in ruina (<ref>Macchina notissima ({{AutoreCitato|Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio}}, X, 19. {{AutoreCitato|Giusto Lipsio|Lipsio}}, ''Poliorceticon'' etc.).</ref>). Appresso a questo ne fu escogitato un altro chiamato balista, non di minore efficacia che il primo (<ref>Macchina simile al mangano o trabocco, da lanciar grossi sassi, e talvolta solo verrettoni. Descritta da Vitruvio, {{AutoreCitato|Ammiano Marcellino|Ammiano Marcellino}}, Vegezio, Stewechio ed altri molti.</ref>). Dopo questo un altro nominato sambuca, per il quale alla sommità delle mura assai sicuramente si potea ascendere (<ref>Sambuca, Exostra, Tolleno erano tavolati caditoi o bilicati su travi, che abbassavansi sulle mura e navi nemiche; furono usatissimi sino a tutto il XV secolo, e ve ne sono molte figure nei MSS. di Paolo Santini e del {{AutoreCitato|Mariano di Jacopo|Taccola}}.</ref>): e molti altri edifizi e castelli portatili per difensione della virtù di questi instrumenti (<ref>Cioè torri ambulatorie, ossiano elepoli, mantelletti, gatti e simili cose notissime, figurate e descritte a lungo dall’autore al f.<sup>o</sup> 60 del codice Saluzziano I.</ref>). Oltre poi alla grossezza delle mura furono immaginate più figure di circuiti, come ne scrive {{AutoreCitato|Publio Vegezio Renato|Vegezio}} in quello ''De re militari'' (<ref>Lib. IV, cap. II. ''Non directos sed angulosos muros faciendos''.</ref>) doversi fare le mura di figura angolare acuta, acciocchè all’ariete ed ''all’''impeto degli altri ''instrumenti'' potessero resistere.
Oltre a questo, perchè di sole armi e presidii dei militi l’imperio non si può rendere sicuro, sì per gli altri più possenti principi, sì per le variabili volontà degli uomini, sì per la instabilità dei prossimi e benevoli: per sedare ogni contrario e iniquo animo fu necessario escogitare alcune defensioni, per le quali la minore potenza alla maggiore potesse resistere. E questa difesa non è se non fortezza di luoghi naturali ovvero artifiziali con diverse forme di muri. Ma dall’altra parte, come per fare agli ''uomini'' resistenza furono trovati varii cinti di mura, così per la cupidità del regnare e immoderato appetito di dominio, più specie di strumenti bellici e macchine furono fabbricate mediante le quali i muri si potessero frangere; infra i quali instrumenti assai potente fu estimato l’ariete, per cui, con la forza di più uomini insieme unita, in breve tempo ogni muro era messo in ruina (<ref>Macchina notissima ({{AutoreCitato|Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio}}, X, 19. {{AutoreCitato|Giusto Lipsio|Lipsio}}, ''Poliorceticon'' etc.).</ref>). Appresso a questo ne fu escogitato un altro chiamato balista, non di minore efficacia che il primo (<ref>Macchina simile al mangano o trabocco, da lanciar grossi sassi, e talvolta solo verrettoni. Descritta da Vitruvio, {{AutoreCitato|Ammiano Marcellino|Ammiano Marcellino}}, Vegezio, Stewechio ed altri molti.</ref>). Dopo questo un altro nominato sambuca, per il quale alla sommità delle mura assai sicuramente si potea ascendere (<ref>Sambuca, Exostra, Tolleno erano tavolati caditoi o bilicati su travi, che abbassavansi sulle mura e navi nemiche; furono usatissimi sino a tutto il XV secolo, e ve ne sono molte figure nei MSS. di Paolo Santini e del {{AutoreCitato|Mariano di Jacopo|Taccola}}.</ref>): e molti altri edifizi e castelli portatili per difensione della virtù di questi instrumenti (<ref>Cioè torri ambulatorie, ossiano elepoli, mantelletti, gatti e simili cose notissime, figurate e descritte a lungo dall’autore al f.<sup>o</sup> 60 del codice Saluzziano I.</ref>). Oltre poi alla grossezza delle mura furono immaginate più figure di circuiti, come ne scrive {{AutoreCitato|Publio Vegezio Renato|Vegezio}} in quello ''De re militari'' (<ref>Lib. IV, cap. II. ''Non directos sed angulosos muros faciendos''.</ref>) doversi fare le mura di figura angolare acuta, acciocchè all’ariete ed ''all’''impeto degli altri ''instrumenti'' potessero resistere.