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Città, e qui uniti col Grasciero, Ministro, che si {{Pt|costi-|}}
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<ref follow="pag178">{{Pt|storo|Costoro}} vennero da parte di ''Carlo VI'', quando prese il dominio del nostro reame per le convenzioni della pace di Rastadt. Ma Carlo di Spagna, nato di un Re proclive alla guerra, e d’una Regina sollecita della grandezza de’ figli, forte sentiva la sua ragione su queste contrade; però dolevasi de’ travagli che le nostre province pativan da’ ministri Imperiali, e non di leggera efficacia gli sembravano gli aiuti di Clemente XII. Laonde, pieno il cuore di liete
Cillà, e qui uniti col Grasciero, Ministro, che si costisioro
speranze, e risospinto dalla gloria delle armi, mosse nella giovenile età di diciassette anni ad un’alta impresa, cui invitavalo il suo diritto, la religione e la pietà d’una terra, la quale indarno lottava in secolari sventure per ricuperar la perduta dignità di Stato indipendente.<br />
vennero da parie dì Carlo VI, quando prese il domìnio del
{{spazi|3}}Nel lungo periodo del reggimento vìcereale accaddero molti cangiamenti negli ordini governativi della città, i quali se fino al Re
nostro reame per le convenzioni della pace di Rasladt. Ma Carlo
di Spagna, nato di un Re proclive alla guerra, e d’una Regina
sollecita della grandezza de’ figli, forie sentiva la sua ragione su
queste contrade ^ però dolevasì depravagli che le nostre province
paiivan da’ ministri Imperiali, e non di leggera efficacia gii sembravano
gli aiuti di Clemente Xll. Laonde, pieno il cuore di liete
speranze, e risospinto dalla gloria delle armi, mosse nella gioveuile
età di diciassette anni ad un’alla impresa, cui inviiavalo il
suo diritto, la religione e la pìelà d’una terra, la quale indarno
lottava in secolari sventure per ricuperar la perduta dignità di
Stato indipendente.
Nel lungo periodo del reggimento vìcereale accaddero molti cangiamenti
negli ordini governativi della citià, i quali se fino al Re
Cattolico ritrassero da quelli di Francia, d’onde li portarono i Normanni
Cattolico ritrassero da quelli di Francia, d’onde li portarono i Normanni
e gli Angioini, da Ferdinando furon rimutati secondo le forme di Spagna. Rimasi i grandi officiali della corona a poco a poco col titolo e senza più, il Vicerè soprintese ad un supremo consiglio, che si disse ''collaterale'', composto prima di due, e in fine di cinque reggenti, i quali non ebbero officio nelle due segreterie, l’una di pace, l’altra di guerra, a cui direttamente vegliava il Luogotenente del Sovrano. Con queste due corti aveano attenenza i diversi uffiziali ragionieri, l’uditor generale e gli uditori minori dell’esercito, delle galee e delle castella. In mancanza del Vicerè, l’autorità governativa era assunta dal Collaterale, il quale, perchè mai non fossero interrotte queste sue nobili attribuzioni, ad ogni cangiamento di Vicerè avea il privilegio di far decorrere qualche ora innanzi che cedesse il potere ad altri, per esercitare in quel breve periodo di tempo la potestà vicereale. La gran corte della Vicaria ed il Sacro Regio Consiglio, ricomposti in un solo edificio, ebbero incremento, aumentandosi il numero de’ magistrati e delle sale d’udienza: ancora furon ristorati i tribunali minori. Tutta la somma delle cose era regolata da un Supremo Consiglio, detto d’Italia, che reggevasi o in Madrid o in
e gli Angioini, da F<^rdinando furon rimulali secondo le
Vienna, secondo che qui si obbediva a Spagna, o ad Austria. Non è a dire delle condizioni economiche ed amministrative: senza</ref>
forme di Spagna. Rimasi i grandi officiali della corona a poco a
poco col titolo e senza più, il Viceré soprintese ad un supremo
consiglio, che si disse collaterale, composto prima di due, e in
fine di cinque reggenti, i quali non ebbero officio nelle due segreterie, r una di pace, l’altra di guerra, a cui direttamente vegliava
il Luogotenenie del Sovrano. Con queste due corti aveano
attenenza i diversi uffiziuli ragionieri, V uditor generale e gli uditori
minori dell’esercito, delle galee e delle castella. In mancanza
del Viceré, l’autorità governativa era assunta dal Collaterale, il
quale, perché mai non fossero interrotte queste sue nobili attribuzioni, ad ogni cangiamento di Viceré avea il privilegio di far
decorrere qualche ora innanzi che cedesse il potere ad altri, per
esercitare in quel breve periodo di tempo la potestà vicereale. La
gran corte della Vicaria ed il Sacro Regio Consiglio, ricomposti
in un solo edificio, ebbero incremento, aumentandosi il numero
de’ magistrati e delle sale d* udienza: ancora furon ristorali i tribunali
minori. Tutta la somma delle cose era regolata da un Supremo
Consiglio, detto d’Italia, che reggevasi o in Madrid o ia
Vienna, secondo che qui si obbediva a Spagna, o ad Austria.
Non é a dire drlle condizioni economiche ed amministrative: senza