Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/229


— 231 —

Città, e quì uniti col Grasciero, Ministro, che si costi-

    storo vennero da parte di Carlo VI, quando prese il dominio del nostro reame per le convenzioni della pace di Rastadt. Ma Carlo di Spagna, nato di un Re proclive alla guerra, e d’una Regina sollecita della grandezza de’ figli, forte sentiva la sua ragione su queste contrade; però dolevasi de’ travagli che le nostre province pativan da’ ministri Imperiali, e non di leggera efficacia gli sembravano gli aiuti di Clemente XII. Laonde, pieno il cuore di liete speranze, e risospinto dalla gloria delle armi, mosse nella giovenile età di diciassette anni ad un’alta impresa, cui invitavalo il suo diritto, la religione e la pietà d’una terra, la quale indarno lottava in secolari sventure per ricuperar la perduta dignità di Stato indipendente.
       Nel lungo periodo del reggimento vìcereale accaddero molti cangiamenti negli ordini governativi della città, i quali se fino al Re Cattolico ritrassero da quelli di Francia, d’onde li portarono i Normanni e gli Angioini, da Ferdinando furon rimutati secondo le forme di Spagna. Rimasi i grandi officiali della corona a poco a poco col titolo e senza più, il Vicerè soprintese ad un supremo consiglio, che si disse collaterale, composto prima di due, e in fine di cinque reggenti, i quali non ebbero officio nelle due segreterie, l’una di pace, l’altra di guerra, a cui direttamente vegliava il Luogotenente del Sovrano. Con queste due corti aveano attenenza i diversi uffiziali ragionieri, l’uditor generale e gli uditori minori dell’esercito, delle galee e delle castella. In mancanza del Vicerè, l’autorità governativa era assunta dal Collaterale, il quale, perchè mai non fossero interrotte queste sue nobili attribuzioni, ad ogni cangiamento di Vicerè avea il privilegio di far decorrere qualche ora innanzi che cedesse il potere ad altri, per esercitare in quel breve periodo di tempo la potestà vicereale. La gran corte della Vicaria ed il Sacro Regio Consiglio, ricomposti in un solo edificio, ebbero incremento, aumentandosi il numero de’ magistrati e delle sale d’udienza: ancora furon ristorati i tribunali minori. Tutta la somma delle cose era regolata da un Supremo Consiglio, detto d’Italia, che reggevasi o in Madrid o in Vienna, secondo che qui si obbediva a Spagna, o ad Austria. Non è a dire delle condizioni economiche ed amministrative: senza