Pagina:Il mortorio di Christo.djvu/29: differenze tra le versioni

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ATTO PRIMO.


Venne pur venne al fin quel da noi tăto
4 ATTO PIÙ MO:
Mof.X. Venne pur venne al fin quel da noi late
Bramato giorno;e fi compiacque il Sole,
Che i fuoi splendori à queflo Sol camparle,
Schiarir le noflre tenebre. Finito
£' il tango elfilie, e già potem del Citi»


Bramato giorno; e fi compiacque il Sole,
Godeteti fofpir-ali,almi ripofi .


Che i suoi splendori à questo Sol camparte,
Mor. i.O Mortele come puoi con pianti eterni

Sofpiraret tuoi danni, che già fei
Schiarir le nostre tenebre. Finito
Merlanti morto ChrISto ?

É il lungo essilio, e già potem del Cielo

Goderci i sospirati, almi riposi.

O Morte, e come puoi con pianti eterni

Sospirare i tuoi danni, che già fei

Morta nel morto morto CHRISTO?

Com’ape ardita, che l’aguglio lascia

ne la piaga che fece, e vi s’estingue;

O come chi trafigge

Nemico, c’habbia altergo,

Che con la punta del suo ferro il tocca;


Com ape ardita,che l'agugltolafct/l
la piaga che fece,t vi t'eflingut 5
O come chi trafigge
Kemico,e,h*bbia attergo,
Che con la punta del fuo ferro il tocca ;
Ma pria nel proprio petto
Ma pria nel proprio petto
Nafconde il ferro flejfo fino à l'et/a .


Nasconde il ferro stesso fino à l’elsa.
Perde/li vincitrice,
Roti'hai la falce, e rintuzzali i dardi • j
£ s'ancor pur feti fei,
Il lue ferire è tale ,
Che morie e vilaj& il morir vitale.


Perdesti vincitrice,
F vedrai d'hoggi inanti ,

Mifera,& infelice.
Rott’hai la falce, e rintuzzati i dardi;

E s’ancor pur ferisci,

Il tuo ferire è tale,

Che morte è vita, o il morir vitale.

F vedrai d’hoggi inanti,

Misera, o infelice,


Dal funeral tuo rogo,
Dal funeral tuo rogo,

Qua fi neua Fenice «
Quasi nova Fenice,
Rinafcer l'huemgià incenerilo,efpenU ;

F. da morrai ferita
Rinascer l’huom già incenerito, e spento;
Vfcirmedicamano,

F fra i ftpolcri tuoi fpirar la uita,
E da mortal ferita
Mer.i.O Diuina pietà,venn egli ftcfjo,

F mandar vipotea. Che venne ? recift
Uscir medica mano,
Fi fe medefmo:& hauea mille modi

Di liberarci il fuefapen eterno,
E fra i sepolcri tuoi spirar la vita.
Sen{4

O Divina pietà, venn’egli stesso,

E mandar vi potea. Che venne? recise

se medesmo:o haea mille modi

Di liberarci il suo sapere eterno,

senza