Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/451: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1911}}-->anteriore all’esistenza, e quindi per sua stessa natura non esistente, e vano; ''giacché la perfezione assoluta, (o il tipo di essa) e l’esistenza, sono termini contraddittorii'' (13 ottobre 1821).
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|1911}}-->anteriore all’esistenza e quindi per sua stessa natura non esistente e vano; ''giacché la perfezione assoluta, (o il tipo di essa) e l’esistenza sono termini contraddittorii'' (13 ottobre 1821).




{{ZbPensiero|1911/1}} Alla p. {{ZbLink|1906}}. fine. Infatti siccome le qualità che l’uomo porta dalla natura, non sono altro che disposizioni, cosí la corrispondenza che deve rappresentar nell’esterno queste qualità interne, non può esser piú che una disposizione dell’esterno a rappresentarle (13 ottobre 1821).
{{ZbPensiero|1911/1}} Alla p. {{ZbLink|1906}}, fine. Infatti, siccome le qualità che l’uomo porta dalla natura non sono altro che disposizioni, cosí la corrispondenza che deve rappresentar nell’esterno queste qualità interne non può esser piú che una disposizione dell’esterno a rappresentarle (13 ottobre 1821).




{{ZbPensiero|1911/2}} Alla p. {{ZbLink|1880}}. I re da principio erano anche piú che altro i condottieri degli eserciti. La persona del Generale si è divisa da quella del principe, e i re hanno lasciato <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1912}} di esser guerrieri, e non si sono vergognati di non saper comandare alle proprie armate, né diriggere e adoperar la forza del proprio regno, non tutto ad un tratto, ma appoco appoco, e in proporzione che il mondo e le cose umane hanno perduto il loro vigore, ed energia naturale, e che l’apparenza ha preso il luogo della sostanza: nello stesso modo, e per la ragione appunto, per cui seguitando e crescendo il detto andamento delle cose, i principi non si sono neppur vergognati di non sapere o non voler governare, e di farsi servire anche in questo, dai sudditi che per questo solo lo mantengono a loro spese. Onde i re non hanno conservato altro uffizio che di prestare il nome al governo o alla tirannide, rappresentate il principato, com’essi stessi sono rappresentati talvolta e venerati ne’ loro ritratti, e servire alla Cronologia, come i consoli eponimi de’ tempi imperiali, a’ fasti di Roma. I principi non sono piú quasi altro che ritratti della monarchia, dell’autorità. Essi sono i rappresentanti de’ loro ministri, e non viceversa. Cosí oggi il mondo non sa piú a chi ''s’en prendre'' del bene o del male che riceve dal suo {{pt|go-|governo }}<section end=2 />
{{ZbPensiero|1911/2}} Alla p. {{ZbLink|1880}}. I re da principio erano anche piú che altro i condottieri degli eserciti. La persona del generale si è divisa da quella del principe e i re hanno lasciato <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|1912}} di esser guerrieri, e non si sono vergognati di non saper comandare alle proprie armate, né dirigere e adoperar la forza del proprio regno, non tutto ad un tratto, ma a poco a poco e in proporzione che il mondo e le cose umane hanno perduto il loro vigore ed energia naturale e che l’apparenza ha preso il luogo della sostanza: nello stesso modo e per la ragione appunto per cui, seguitando e crescendo il detto andamento delle cose, i principi non si sono neppur vergognati di non sapere o non voler governare e di farsi servire anche in questo dai sudditi che per questo solo lo mantengono a loro spese. Onde i re non hanno conservato altro uffizio che di prestare il nome al governo o alla tirannide, rappresentate il principato, com’essi stessi sono rappresentati talvolta e venerati ne’ loro ritratti e servire alla cronologia, come i consoli eponimi de’ tempi imperiali, a’ fasti di Roma. I principi non sono piú quasi altro che ritratti della monarchia, dell’autorità. Essi sono i rappresentanti de’ loro ministri, e non viceversa. Cosí oggi il mondo non sa piú a chi ''s’en prendre'' del bene o del male che riceve dal suo {{pt|go-|governo }}<section end="2" />