Gerusalemme liberata/Canto dodicesimo: differenze tra le versioni

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==__MATCH__:[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/45]]==
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/45]]==
<poem>
{{O|1}}Era la notte, e non prendean ristoro
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e de’ feriti era comun la cura.
{{O|2}}
{{O|2}}Curate al fin le piaghe, e già fornita
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/46]]==
<poem>
Curate al fin le piaghe, e già fornita
de l’opere notturne era qualcuna;
e rallentando l’altre, al sonno invita
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al fin gran cose ed al guerrier si volve:
{{O|5}}"
{{O|5}}"Buona pezza è, signor, che in sé raggira
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/47]]==
<poem>
Buona pezza è, signor, che in sé raggira
un non so che d’insolito e d’audace
la mia mente inquieta: o Dio l’inspira,
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esser vo’ ne la gloria e ne la morte.
{{O|8}}
{{O|8}}Ho core anch’io che morte sprezza e crede
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/48]]==
<poem>
Ho core anch’io che morte sprezza e crede
che ben si cambi con l’onor la vita."
"Ben ne fèsti" diss’ella "eterna fede
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tuoi volgi gli occhi e ’l regno anco mi servi.
{{O|11}}Né già sí tosto caderà, se tali
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/49]]==
<poem>
già sí tosto caderà, se tali
animi forti in sua difesa or sono.
Ma qual poss’io, coppia onorata, eguali
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sgomentò, né mai fosti in guerra stanco.
{{O|14}}
{{O|14}}E so che fuora andando opre faresti
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/50]]==
<poem>
E so che fuora andando opre faresti
degne di te; ma sconvenevol parmi
che tutti usciate, e dentro alcun non resti
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rimaneva al suo dir, ma non già lieto.
{{O|17}}Soggiunse allora Ismeno: "Attender piaccia
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/51]]==
<poem>
allora Ismeno: "Attender piaccia
a voi, ch’uscir dovete, ora piú tarda,
sin che di varie tempre un misto i’ faccia
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che da l’impresa cessi; ed ella il nega.
{{O|20}}
{{O|20}}Onde ei le disse alfin: "Poi che ritrosa
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/52]]==
<poem>
Onde ei le disse alfin: "Poi che ritrosa
sí la tua mente nel suo mal s’indura
che né la stanca età, né la pietosa
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al suo signor fa suo diletto e pace.
{{O|23}}
{{O|23}}D’una pietosa istoria e di devote
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/53]]==
<poem>
D’una pietosa istoria e di devote
figure la sua stanza era dipinta.
Vergine, bianca il bel volto e le gote
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ché l’uso no ’l sostien di quelle parti.
{{O|26}}
{{O|26}}Piangendo a me ti porse, e mi commise
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/54]]==
<poem>
Piangendo a me ti porse, e mi commise
ch’io lontana a nudrir ti conducessi.
Chi può dire il suo affanno, e in quante guise
Line 261 ⟶ 298:
e di pallida morte si dipinse.
{{O|29}}
{{O|29}}Io piangendo ti presi, e in breve cesta
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/55]]==
<poem>
Io piangendo ti presi, e in breve cesta
fuor ti portai, tra fiori e frondi ascosa;
ti celai da ciascun, che né di questa
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del suo latte, ella parte e si rinselva;
{{O|32}}ed io giú scendo e ti ricolgo, e torno
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/56]]==
<poem>
io giú scendo e ti ricolgo, e torno
là ’ve prima fur vòlti i passi miei,
e preso in picciol borgo alfin soggiorno,
Line 315 ⟶ 360:
rompendo l’onda e te l’altra sostiene.
{{O|35}}Rapidissimo è il corso, e in mezzo l’onda
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/57]]==
<poem>
è il corso, e in mezzo l’onda
in se medesma si ripiega e gira;
ma, giunto ove piú volge e si profonda,
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stimai, di tuo battesmo non mi calse,
{{O|38}}né de i preghi materni; onde nudrita
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/58]]==
<poem>
de i preghi materni; onde nudrita
pagana fosti, e ’l vero a te celai.
Crescesti, e in arme valorosa e ardita
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ch’un altro simil sogno il cor le preme.
{{O|41}}Rasserenando il volto, al fin gli dice:
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/59]]==
<poem>
il volto, al fin gli dice:
"Quella fé seguirò che vera or parmi,
che tu co ’l latte già de la nutrice
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Grida la guardia, e lor dimanda il segno.
{{O|44}}Essi van cheti inanzi, onde la guarda
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/60]]==
<poem>
van cheti inanzi, onde la guarda
"A l’arme! a l’arme!" in alto suon raddoppia;
ma piú non si nasconde e non è tarda
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cade, e breve ora opre sí lunghe atterra.
{{O|47}}
{{O|47}}Due squadre de’ cristiani intanto al loco
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/61]]==
<poem>
Due squadre de’ cristiani intanto al loco
dove sorge l’incendio accorron pronte.
Minaccia Argante: "Io spegnerò quel foco
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a i cor togliea la cura, a gli occhi il senso.
{{O|50}}
{{O|50}}Ma poi che intepidí la mente irata
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/62]]==
<poem>
Ma poi che intepidí la mente irata
nel sangue del nemico e in sé rivenne,
vide chiuse le porte e intorniata
Line 477 ⟶ 546:
che corri sí?" Risponde: "E guerra e morte."
{{O|53}}"
{{O|53}}"Guerra e morte avrai;" disse "io non rifiuto
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/63]]==
<poem>
Guerra e morte avrai;" disse "io non rifiuto
darlati, se la cerchi", e ferma attende.
Non vuol Tancredi, che pedon veduto
Line 504 ⟶ 577:
né scende taglio in van, né punta a vòto.
{{O|56}}
{{O|56}}L’onta irrita lo sdegno a la vendetta,
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/64]]==
<poem>
L’onta irrita lo sdegno a la vendetta,
e la vendetta poi l’onta rinova;
onde sempre al ferir, sempre a la fretta
Line 531 ⟶ 608:
mente ch’ogn’aura di fortuna estolle!
{{O|59}}Misero, di che godi? oh quanto mesti
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/65]]==
<poem>
di che godi? oh quanto mesti
fiano i trionfi ed infelice il vanto!
Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti)
Line 558 ⟶ 639:
barbaro discortese, a la vendetta."
{{O|62}}
{{O|62}}Torna l’ira ne’ cori, e li trasporta,
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/66]]==
<poem>
Torna l’ira ne’ cori, e li trasporta,
benché debili in guerra. Oh fera pugna,
u’ l’arte in bando, u’ già la forza è morta,
Line 585 ⟶ 670:
morirsi, e ’l piè le manca egro e languente.
{{O|65}}
{{O|65}}Segue egli la vittoria, e la trafitta
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/67]]==
<poem>
Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
Line 612 ⟶ 701:
e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!
{{O|68}}
{{O|68}}Non morí già, ché sue virtuti accolse
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/68]]==
<poem>
Non morí già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
Line 639 ⟶ 732:
al colore, al silenzio, a gli atti, al sangue.
{{O|71}}
{{O|71}}E ben la vita sua sdegnosa e schiva,
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/69]]==
<poem>
E ben la vita sua sdegnosa e schiva,
spezzando a forza il suo ritegno frale,
la bella anima sciolta al fin seguiva,
Line 666 ⟶ 763:
ma in differente stanza al fine è messo.
{{O|74}}
{{O|74}}I pietosi scudier già sono intorno
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/70]]==
<poem>
I pietosi scudier già sono intorno
con vari uffici al cavalier giacente,
e già se ’n riede a i languidi occhi il giorno,
Line 693 ⟶ 794:
de l’immensa impietà la vita indegna.
{{O|77}}
{{O|77}}Vivrò fra i miei tormenti e le mie cure,
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/71]]==
<poem>
Vivrò fra i miei tormenti e le mie cure,
mie giuste furie, forsennato, errante;
paventarò l’ombre solinghe e scure
Line 720 ⟶ 825:
ovunque sia, s’esser con lor mi lice."
{{O|80}}Cosí parla quel misero, e gli è detto
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/72]]==
<poem>
parla quel misero, e gli è detto
ch’ivi quel corpo avean per cui si dole:
rischiarar parve il tenebroso aspetto,
Line 747 ⟶ 856:
essa le piaghe fe’, voi le mirate.
{{O|83}}Asciutte le mirate? or corra, dove
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/73]]==
<poem>
le mirate? or corra, dove
nega d’andare il pianto, il sangue mio."
Qui tronca le parole, e come il move
Line 774 ⟶ 887:
il vaneggiar suo lungo, e lui consiglia:
{{O|86}}"O Tancredi, Tancredi, o da te stesso
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/74]]==
<poem>
Tancredi, o da te stesso
troppo diverso e da i princípi tuoi,
chi sí t’assorda? e qual nuvol sí spesso
Line 801 ⟶ 918:
quel dolor ch’a morir doppio ti mena."
{{O|89}}
{{O|89}}Tace, e in colui de l’un morir la tema
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/75]]==
<poem>
Tace, e in colui de l’un morir la tema
poté de l’altro intepidir la voglia.
Nel cor dà loco a que’ conforti, e scema
Line 828 ⟶ 949:
fedel mio caro, e in me tuo duolo acqueta.
{{O|92}}
{{O|92}}Tale i’ son, tua mercé: tu me da i vivi
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/76]]==
<poem>
Tale i’ son, tua mercé: tu me da i vivi
del mortal mondo, per error, togliesti;
tu in grembo a Dio fra gli immortali e divi,
Line 855 ⟶ 980:
figura, quanto il tempo ivi concede.
{{O|95}}
{{O|95}}Quivi da faci in lungo ordine accese
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/77]]==
<poem>
Quivi da faci in lungo ordine accese
con nobil pompa accompagnar la feo,
e le sue arme, a un nudo pin sospese,
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a le amate reliquie c’hai nel seno.
{{O|98}}Dalli lor tu, ché se mai gli occhi gira
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/78]]==
<poem>
lor tu, ché se mai gli occhi gira
l’anima bella a le sue belle spoglie,
tua pietate e mio ardir non avrà in ira,
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volino per le case e per li tèmpi.
{{O|101}}
{{O|101}}Ma tutti gli occhi Arsete in sé rivolve,
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/79]]==
<poem>
Ma tutti gli occhi Arsete in sé rivolve,
miserabil di gemito e d’aspetto.
Ei come gli altri in lagrime non solve
Line 936 ⟶ 1 073:
quant’or conviensi a me già non oblio.
{{O|104}}Odi, Gierusalem, ciò che prometta
</poem>
==[[Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/80]]==
<poem>
Odi, Gierusalem, ciò che prometta
Argante; odi ’l tu, Cielo; e se in ciò manco,
fulmina su ’l mio capo: io la vendetta