Sopra tutti a bear la mortal gente

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Sopra tutti a bear la mortal gente Intestazione 28 luglio 2023 75% Da definire

O bella, che soggiorni Già di udir mi rimembra
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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LXXXVIII

VIII

Strofe.
Sopra tutti a bear la mortal gente,
     O Sanitade eletta,
     Con gran ragion, più che tesor diletta,
     Alla freschezza dell’etade ardente:
     5Ben forte, ben possente
     Rinverdir col bel fior di gioventute
     Le membra sotto gel fatte canute.

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Antistrofe.
Soave al villanel, dolce a’ nocchieri
     Per lo grembo de’ mari,
     10Cara al Saggio infra’ libri, e fra gli acciari
     Di Marte micidial cara a’ guerrieri:
     Dentro a’ palagi alteri
     Senza te che sarian, salvo mal nati
     Possessori di vita, i re scettrati?
Epodo.
15Nè sul gran Vaticano
     Or potrebbe cessar l’altrui sciagure,
     Nè farebbe avanzar nostre venture
     Il sacrosanto Urbano,
     Giona, se atra nel mar sorge tempesta,
     20E Giosuè, se Amalechiti infesta.
Strofe.
Sento, che Pindo ad or ad or non tace
     Di non so quale Atlante;
     Ma Pindo in trastullar la plebe errante
     Non si reca a viltà l’esser fallace:
     25Io con cetra verace
     Dirò, che il mio Signor sostenta il mondo,
     E con alta virtute il fa giocondo.
Antistrofe.
A preghiere di lui quaggiù discese
     La discacciata Astrea;
     30Ed oggi in val di Tebro erra Amaltea
     Con larga man de’ suoi tesor cortese;
     Spegne le faci accese,
     E rompe l’arco a’ condannati amori,
     E di Bellona rea sgombra i furori.
Epodo.
35Duri arnesi di Marte,
     Asta e coltel, son nella destra amata’
     Della felice Cerere dorata
     Belle falci ritorte
     Ed i fieri elmi ed i ferrigni usberghi:
     40Fansi d’Aracne filatrice alberghi.
Strofe.
Trasvola il suo gran pregio ogni confine,
     Quaggiù ben poco a dirsi:
     Ma fia lassù fra voi troppo ad udirsi,
     O del coro Febeo Ninfe divine?
     45Trasvola ogni confine,
     È colassù fra voi poco ad udirsi;
     Lodando il sacro Urban non può mentirsi.
Antistrofe.
Oprate dunque, o di virtute amiche,
     Sicchè mio stil non cada:
     50Ondeggia innanzi a me campo di biada
     Ripien di folte ed adorate spiche:
     Dolcissime fatiche
     Far grande per Urban messe di gloria,
     Ed a Lete involar la sua memoria.
Epodo.
55Mal felice virtute,
     Se alte voci per lei non van diffuse;
     Ed a gran torto coronate Muse,
     Se per virtù son mute,
     Via più negando l’Apollinea fronda
     60A chi già beve d’Aganippe l’onda.
Strofe.
Dica oggimai dell’amator sbranato,
     Dica il Campo Pangeo,
     Ch’ei posto in paragon col gran Maffeo,
     Nel più caro cantar fu scilinguato:
     65Nè tu chiomindorato
     Festi quaggiù, com’ei, dolci concenti,
     Quando, o Rettor del Sol, reggevi armenti.
Antistrofe.
Se unqua fra’ sette colli a lor ben nota
     Ei disciogliea la voce,
     70Ogni nume Latin corse veloce
     Da vicino a raccor ciascuna nota:
     E se lungo l’Eurota
     Scosse con dotta man le cetre Argive,
     Gemmaronsi di fior le belle rive.
Epodo.
75Veggio, che Idra rabbiosa
     Nemica del Parnaso arma furori:
     Ella infettar vorrebbe edre ed allori;
     Ma non può, ma non osa:
     Stiasi negli antri inferni orridi ed atri
     80La forsennata; ivi bestemmi e latri.
Strofe.
Castalii fior sono d’onor ghirlande
     In sull’eccelse teste;
     Ed è l’onda canora onda celeste,
     Se di puro Elicona ella si spande.
     85Fede ne faccia il Grande,
     Che valse a soggiogar l’acque Eritree,
     Sommo Rettor delle falangi Ebree.
Antistrofe.
Debora forse fe’ sentirsi invano
     Di Cadumino al fonte?
     90E vanamente di Sïon sul monte
     Davidde all’arpe solea por la mano?
     Quei carmi il bel Giordano,
     E giojoso gli udiva il bel Carmelo,
     E sempre cari or sono uditi in cielo.
Epodo.
95Tra le cime superne,
     Cosparse di splendor, campi stellanti,
     Altro già non si fa che innalzar canti
     Tra quelle anime eterne.
     Deh, Clio, deh di quei versi a me concedi,
     100E potrò gir del sacro Urbano a i piedi.