Sonetti romaneschi (1998)/L'affare der fritto
Questo testo è completo. |
L'affare der fritto1
◄ | Gobbriella | L'allèvo | ► |
Ho dda ricurre?2 a cchi? ffámme er zervizzio,
dimme3 a cchi, si cqua è ttutta una corona! 4
Ho dda ricurre! Cuanto sei cojjona!
Me voressi5 mannamme6 in priscipizzio?
5
Sto ladro è una bbravissima perzona,
un bon ciarvello,7 un omo de ggiudizzio,
che gguarda sempre addosso a Ccaglio e Ttizzio, 8
eppoi curre ar Governo9 e sse spassiona. 10
Governatore e spie sò11 ttutt’un ballo:
10sò ccome li bbatocchi e le campane:
sò la favola tua der cescio e ’r gallo. 12
Cane, sorella mia, nun maggna cane. 13
Duncue, è mmejjo a stà zzitti, e dde lassallo
fà er zu’ mestiere e gguadaggnasse14 er pane.
Roma, 21 gennaio 1833
Note
- ↑ Agli offesi, per ischernirli di soprappiù, si suol dire: lo sapete l’affare der fritto? abbozzate e stateve zitto. Il verbo abbozzare corrisponde perfettamente alla forza del francese endurer.
- ↑ Ricorrere.
- ↑ Dimmi.
- ↑ Tutta una lega.
- ↑ Vorresti.
- ↑ Mandarmi.
- ↑ Cervello.
- ↑ Cajo e Tizio: nomi generici.
- ↑ Il palazzo della Polizia e del Criminale.
- ↑ Fa delazione.
- ↑ Sono.
- ↑ Un gallo di una persona si beccò un cece di un’altra. Il padrone del cece gridava al padrone del gallo volere il cece o il gallo che per lui era la stessa cosa. Favola che si narra in Roma ai bambini per avvezzarli alle grandi idee.
- ↑ Proverbio.
- ↑ Guadagnarsi.