Sonetti romaneschi (1998)/Er pesscivennolo
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Er pesscivennolo1
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Er Zantocchio2 che bbascia le paggnotte,
che ttutte le matine sente messa,
che le notte che cc’è la mezza-notte 3
nun maggnería cuer ch’è una callalessa, 4
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c’ha scrupolo a ssentí pparlà dde fessa,
e abbruscerebbe vive le miggnotte, 5
mentre che in verb’articolo de fotte
lo schiafferebbe in culo a un’Abbatessa;
invesce de pagamme6 er zangue mio,
10pijja er pessce, e mme disce chiar’e ttonno:
«N’averai tanta grolia avant’a Ddio».
E io, che nnun ciabbozzo,7 j’arisponno:
«Sta moneta nun curre in ner cottío. 8
La grolia in Celo, e li quadrini ar Monno».
Roma, 1° febbraio 1833
Note
- ↑ Il pescivendolo.
- ↑ «Santone», «santo», in modo ironico.
- ↑ Allorché viene un giorno di vigilia, o simili altri, ne’ quali debbasi digiunare, si dice la sera antecedente «esservi la mezzanotte», oltre il qual termine sarebbe peccato il cenare.
- ↑ Pel peso di una caldalessa: castagna lessa.
- ↑ Meretrici.
- ↑ Pagarmi.
- ↑ Abbozzare: uniformarsi, rassegnarsi, etc.
- ↑ Apprezzamento del pesce in pescheria, che si fa la mattina quasi colle leggi di un pubblico incanto.