Si mi castrò, per ch'io non sia castrone
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a cura di Aldo Francesco Massera
XIII secolo
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Questo testo fa parte della raccolta XVIII. Ser Pietro de’ Faitinelli
XIII
Rinfaccia a Castruccio Castracani il suo tradimento contro la propria cittá.
Si mi castrò, per ch’io non sia castrone,
Castruccio, quando Lucca fu tradita,
che de’ miei lombi è la lussuria uscita,
4e vivo in castitá per sua cagione.
Con tre lupin del mio faccio ragione,
e senza alcun multiplicar di dita;
messo di gabellier piú non mi cita,
8né per lo dazio temo di piccone.
Di ciò, c’ho detto, lui ringrazio e lodo;
ma sottomise a Pisa sua cittade,
11ed al crudel tiranno piú, ch’Erodo.
E non vi fu trovato umanitade,
potendosi passar per altro modo:
14di questo abbia quel grato, che vi cade!