Sermoni (Chiabrera)/XVIII
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XVIII
AL SIG. FRANCESCO RONDINELLI.
Se ripien di vergogna, ed annojato
Alcuna volta, perocchè le Muse
Mi scaccino dal monte d’Elicona,
Ne mi lascino corre alcun fioretto
5Di quei tanti, che serbano a’ Poeti
Nostri moderni, io spiaccio a me medeame:
Per mio conforto, o Rondinelli, allora
Cerco commedie, e fabbrico teatri
Dell’intere provincie; e recitanti
10Fannomisi veder tutte le genti:
Spettacolo mirabile, giocondo.
Non è sollazzo rimirare il Zanni,
Che vibra scettro, e signoreggia in scena?.
Certo è sollazzo: e se vorrà fortuna,
15Quasi scherzando sull’umana orchestra,
Ornar di ricchi manti un personaggio
Alteramente, il qual, se tu lo squadri,
Fia Pedrolino, frenerai le risa?
Io non per certo: or va di passo in passe
20Spiando il mondo, e troverai, che molti
Dimostrano di lor falsa sembianza.
Tal veste da Ruggiero, ed è Martano
Uno schiavo in catena dell’usura
Mette la mano in tasca, e dà per Dio.
25Creder forse potrem, che Donna Elvira,
Col coprirsi di vel, quasi matrona,
Faccia rompere il collo a sei fanciulle,
Ambasciatrice di dugento Adoni?
O quanti volti mascherati! o quante
30Anime via peggior, che mascherate!
Ma verrà l’atto quinto, e fia disdetto
Rappresentare altrui tante menzogne.
Il grano oggi sepolto in mezzo all’aja
Tra la lippa, tra il loglio, e tra l’avena
35Hassi a vagliare; e serberassi il grano,
Del rimanente pascerassi il foco;
Ma, Rondinelli, tu dirai: pon fine
A cotesta gravissima omilia:
Seneca è morto ha già mille auni; attendi
40A cantare: 0 begli occhi, o pupillette,
S’ami la ghirlandetta dell’alloro.
Orsù t’intendo: ecco m’acqueto e laccio.