Sermoni (Chiabrera)/XI
Questo testo è completo. |
◄ | X | XII | ► |
XI
AL SIGNOR FILIPPO ARRIGHETTI
Qual uom mortale, s’ei riguarda in cielo
L’Alba apparir, delle rugiade amica,
Tra gigli e rose, e presso lei veloce
Via trascorrere il Sol, quasi gigante,
5Stupor non prende? E chi mirando a notte
Stendersi intorno il padiglion stellato,
Ed ivi dentro sfavillar Boote,
Ed ardere Orione, ardere Arturo,
Non si carca a ragion di meraviglia?
10Sommo poter dare alle cose stato,
E trarle di non nulla ad un suo cenno;
Ma tal somma possanza ed infinita,
Non ha forza con noi, perchè devoti
Noi siamo, e pronti ad ubbidir sua legge,
15E pur la destra, onde s’ornaro i cieli
Di tanto lume, ha ne’ profondi abissi
Creata fiamma, e tenebrosi orrori,
Per sempiterna pena a’ suoi ribelli.
Ne vi si pensa; né tremiamo. Or dimmi:
20Che dee dirsi, o Filippo? Io certo affermo,
Che dentro le pupille de’ mortali
Regna gran notte, e che si vive al bujo.
Alto grida Alessandro: è poco un mondo:
Or che sarebbe se n’avesse cento
25Sotto a’ suoi piedi? vincerebbe il tosco,
Che si tosto lui vinse in sull’Eufrate?
Ecco sopra la scena apparir l’altro,
Dal gran sangue d’Assaraco disceso,
E ciascuno appo lui quasi infelice
30Ei sol beato; la beltà suprema
Dell’inclita sorella di Polluce
Ha seco in letto. E che ne trasse al fine?
Armossi Achille, e diè battaglia a Troja,
Rupper le turbe spente al Simoenta
35L’usato corso, ed i sublimi alberghi
Fersi tane di belve. Un sol trastullo
Costò cotanto alle Dardanie genti?
Costo cotanto, e per si fatto modo
S’atterrò d’Ilion l’antica reggia.
40Non sia chi mi riprenda, o che si sdegni
Contra’ miei fogli, s’io non parlo a grado.
L’uom sulla terra di ragion fornito,
Se adoprar non la sa, perde suo pregio,
E tal diventa, quale è belva in lustra.