AL SIG. BERNARDO CASTELLI.

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AL SIG. BERNARDO CASTELLI.
VI VIII
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VII

AL SIG. BERNARDO CASTELLI.

     Castello, se giammai co’ tuoi pennelli,
Onde onori le tele, a mostrar prendi
Qual sia la guerra, non ti venga in mente
Donna rappresentar, quantunque fiera,
5Quantunque cruda. Quelle teste orrende
Cittadine di Lerna, e gli spaventi,
Che fecero sudar Bellerofonte,
Dipingi in carte; a che fian poco. Un mostro
In cui regni il furor di cento mostri
10Hai da mostrar. Non prima cinge il fianco.
Qual sia guidon di rugginosa spada,
Ne prima sul cappel ficca una piuma,
Ch’ei sa giurar la fè di Cavaliere.
Ma cotal Cavalier, non è bestemmia
15Che ad onta del gran Dio del Paradiso,
Che in dispregio de’ Santi, egli non abbia
Ad una ad una, ad ora ad ora in bocca
Le spoglie, di che pensa ornar la patria
Son sacri arnesi d’oltraggiati Altari
20Pur con sua destra; i prigionier legati,
Che devono far pompa al suo trionfo,
Sono orfanelli di sforzate madri,
Nell’amiche città: predare i campi,
Arder le terre, abbandonar l’insegne,
25Truffar le paghe è guerreggiar moderno.
Ed hassi da sperar con queste squadre
Sottrar Sion dal dispietato giogo?
Gerusalem far franca? Aprire i varchi
Per adorar la sacrosanta tomba?
30Malnate fasce, e scellerate culle,
Infame età. Ma non voglio io, Bernardo,
Uscir dall’alma Tebe, e far dimora
Col celebrato latratore in Paro
Però dimmi, che fai? come ne meni
35Di luglio arsiccio le giornate odiose?
Godi della tua villa i gioghi esposti
Al trasvolar de’ zefiri? se credi
A vecchio amico, che non vide i fogli
Mai di Galeno, in guisa tal vivrai.
40Come semini fior la vaga Aurora,
Tu lascia lini, e vesti i panni, e poscia
A passo lento va cercando i monti,
Infin che alquanto ti riscaldi; ed indi
Su logge fresche ti riposa a mensa’;
45Ivi, ma parcamente, adopra il dente;
E di vin chiaro, e che non fumi, irriga
Più liberale, e più cortese il petto:
Quinci ti adagia, e di non lungo sonno
Vezzeggia il capo; e prega, che a tue ciglia
50Un papavero presti Endimione.
Come la cicaletta ha posto fine
A sue canzoni, tu discendi al piano;
Fa cammin breve, indi ritorna, e cena.
Alfin, come nel ciel faccia sue chiome
55Espero sfavillar, trova le piume.
Ma dà bando alle cure, e sian sommersi
Tutti gli affanni nel profondo obblío.
O figliuoli d’Adam, grida Natura,
Onde i tormenti? io vi farò tranquilli,
60Se voi non rubellate alla mia legge.