Sentenza Tribunale penale di Perugia - Vicenda Federconsorzi/6

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- Nel gennaio 1992, prima della data fissata per l’assemblea, il commissario giudiziale prof. Nicola Picardi depositò una relazione particolareggiata , redatta dallo stesso e dal coadiutore generale Avv. Ludovico Pazzaglia.

In essa, accanto ad una panoramica sulla storia di Federconsorzi e sulle cause del dissesto, si dava conto delle attività e delle passività della società in concordato alla data del 30 novembre 1991.

A tal fine il prof. Picardi si era avvalso delle consulenze svolte da una serie di esperti, cui nel mese di settembre era stato conferito dal Presidente Greco l’incarico di procedere per -gruppi omogenei di cespiti- alla ricognizione dei beni che componevano l’imponente patrimonio e ad una valutazione estimativa degli stessi, da utilizzarsi ai fini del prosieguo della procedura.

Fra l’altro era stato nominato un coordinatore, individuato nella persona del dott. Enrico De Santis, che in una relazione di sintesi, denominata relazione unica di stima, avrebbe dovuto formulare le conclusioni tratte dalle relazioni redatte per i rispettivi settori da ciascuno degli esperti.

In base al lavoro di questi ultimi rifluito nella relazione unica di stima il valore globale delle attività era risultato pari a 4.800 miliardi di lire circa, derivanti da cespiti immobiliari (valutati dall’ing. Perrone e dall’ing. Micheloni ) per 921 miliardi di lire, da partecipazioni in società quotate e non quotate in borsa (valutate dal dott. Ferrucci e dal dott. Del Maro ) per 1.020 miliari di lire, da partecipazioni bancarie (valutate dal prof. Ferri ) per 415 miliardi di lire, da crediti (valutati dalla prof.ssa Misucci ) per 2.325 miliardi di lire e da poste minori.

A fronte di tutto ciò il prof. Picardi ritenne di ispirarsi a cautela ancora maggiore di quella professata dai singoli esperti, e nel valutare le attività ritenne di operare un ulteriore abbattimento in varia guisa distribuito, così da giungere alla somma di 3.939 miliardi di lire circa.

Quanto alle passività il commissario giudiziale le indicò in 4.410 miliardi di lire per i crediti chirografari e in 275 miliardi per quelli privilegiati.

Nel corso dell’assemblea furono raggiunte le maggioranze necessarie.

A favore del concordato votò la stessa Agrifactoring, che vantava un ingente credito, qualificato solo in minima parte come privilegiato.

Subito dopo iniziò il procedimento di omologa.

Nel contempo vennero autorizzate altre vendite di cespiti immobiliari e di partecipazioni.

Non tutte andarono a buon fine, anche se in concreto le vendite effettuate assicurarono nel loro complesso un introito superiore al valore di stima dei relativi beni.

La circostanza che il prof. Capaldo stesse elaborando nell’interesse di un gruppo di creditori un suo progetto venne ufficialmente a conoscenza degli organi della procedura.

Lo stesso Capaldo infatti aveva chiesto al Presidente Greco di poter visionare dei documenti ed era stato invitato a rivolgersi ai commissari governativi.

Costoro incaricarono quindi uno di loro, il dott. Locatelli, di tenere i contatti con il Capaldo, autorizzando altresì la struttura di Federconsorzi a consegnare al richiedente la documentazione di cui avesse avuto bisogno .

Nel frattempo i commissari avevano conferito ad un gruppo di tre esperti, avv. Lucio Ghia, prof.ssa Maria Martellini e prof. Mario Sica, l’incarico di esaminare bilanci e contabilità di Federconsorzi con riferimento agli anni che avevano preceduto il commissariamento. Successivamente avevano ritenuto opportuno rivolgere formale istanza al G.D., affinché autorizzasse il conferimento dell’incarico .

Il commissario giudiziale aveva però espresso parere negativo, segnalando da un lato come egli stesso avesse sottolineato in una propria nota la necessità di un accertamento tecnico-contabile, peraltro rimesso dal G.D. alla fase dell’omologa, e dall’altro come l’iniziativa dei commissari finisse per determinare una duplicazione di spese.

Il G.D. aveva assunto un provvedimento interlocutorio, chiedendo ai commissari chiarimenti.

Costoro, nel ribadire la necessità dell’accertamento, con nota del 17-4-1992 avevano prospettato l’eventualità dell’integrazione della commissione con un esperto nominato direttamente dagli organi della procedura.

Finalmente, con provvedimento del 5-5-1992, il G.D. autorizzò il conferimento dell’incarico e, a seguito di istanza del commissario giudiziale prof. Picardi, il successivo 12-5-1992 dispose che la commissione fosse integrata da un esperto all’uopo nominato, individuato nel prof. Francesco Carbonetti, il quale di fatto prese il posto dell’avv. Ghia, che rinunciò all’incarico.