Se il fiero Marte armato

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Se il fiero Marte armato Intestazione 8 maggio 2023 75% Da definire

Se benchè al nome tuo fama raccenda Melpomene, di fior sparsa le gote
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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LXI

PER LO GIUOCO DEL PALLONE ORDINATO IN FIRENZE

DAL GRAN DUCA COSMO II

l’anno 1618

Se il fiero Marte armato
     Tremendo vien su formidabil rote,
     Delle rie trombe al fiato
     Ogni sposa d’orror turba le gote;
     5Ma fulgida asta scote
     La giovinezza de’ campioni alteri:

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     Chi fregia, chi fa chiari
     Delle forti corazze i ricchi acciari,
     Chi sull’elmo dorato alza cimieri.
10Perchè risplenda in petto
     Ferita, testimon d’alta virtute,
     Però prende diletto
     Alma gentil infra saette acute;
     Or Tosca gioventute
     15Che fa di bella pace ai dì soavi?
     Gode tazze e vivande?
     Condannato consiglio, infamia grande
     Sprezzar prodezza, e traviar dagli avi!
Sferza destrier’, che indarno
     20Vento sen va, che lor seguir s’ingegni,
     O nel bel seno d’Arno
     Remi contorce, e fa volare i legni;
     Appende angusti segni,
     E lor nel mezzo con la lancia fere:
     25Per così fatte guisa,
     Lunge dal pianto delle squadre ancise,
     S’appresta ad acquistar l’arti guerriere.
Non è vil meraviglia
     Dal diletto crearsi il giovamento;
     30Quinci ben si consiglia
     Un cor nell’ozio alle bell’opre intento.
     Io ben già mi rammento
     Sul campo Eléo la gioventute Argiva
     Far prova di possanza;
     35Ed oggi godo in rimirar sembianza
     Di quel valor sulla Toscana riva.
Spettacolo giocondo!
     Trasvolare dell’aria ampio sentiero
     Cuojo grave ritondo,
     40In cui soffio di vento è prigioniero;
     Lui precorre leggiero
     Il giuocator, mentr’ei ne vien dall’alto;
     E col braccio guernito
     D’orrido legno lo percuote ardito,
     45E rimbombando lo respinge in alto.
Gode il teatro, e lieti
     S’odon gridar per maraviglia i cori;
     Intanto i forti atleti
     Per le trascorse vie versan sudori.
     50Quali armati furori
     Virtù d’uomin sì destri e sì possenti
     Unqua terranno a segno?
     Trastullo militar, scherzo ben degno
     Del saggio re, che n’arricchì le genti.
55Posciachè Ulisse al fine
     Lasciò le mura d’Ilïon disperse,
     Ei per le vie marine
     Incontrò d’Aquilon tempeste avverse;
     E male allor sofferse
     60Lo stuol seguace d’arrestarsi in porto.
     Ratto il vulgo s’adira,
     Se conteso gli vien ciò che desira;
     Ma diè rimedio il capitano accorto.
In sul campo arenoso
     65Gittò dell’aure avverse utri gonfiati,
     Indi in vista giojoso
     Così parlava a’ popoli adunati:
     Non hanno d’Eolo i fiati
     Per li regni del mar lunga fermezza;
     70Diman lieto e sereno
     Empierà vento a nostre vele il seno,
     Ed oggi de’ nocchier l’arte disprezza.
Di lor sì fatto è l’uso,
     Ma quel, che in voi nojando or si diletta,
     75Eccolo qui rinchiuso;
     L’avete in man, fate di lui vendetta.
     Gente dal cielo eletta
     In armi a rischiarar nostra potenza
     Con corone immortali,
     80Quaggiuso in terra le miserie e i mali
     Tutte sa soverchiar la sofferenza.
Sì disse; e su quel piano
     La sciocca plebe a’ non intesi accenti,
     E con piedi e con mano
     85Battea le pelli, e fea balzarne i venti;
     Poscia le sagge menti
     Spesero intorno a ciò l’ingegno e l’arte:
     E quinci in ogni loco
     E per ogni stagion fu visto il gioco,
     90Che a ragion si può dir gioco di Marte.