Se il fiero Marte armato
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LXI
PER LO GIUOCO DEL PALLONE ORDINATO IN FIRENZE
DAL GRAN DUCA COSMO II
l’anno 1618
Se il fiero Marte armato
Tremendo vien su formidabil rote,
Delle rie trombe al fiato
Ogni sposa d’orror turba le gote;
5Ma fulgida asta scote
La giovinezza de’ campioni alteri:
Chi fregia, chi fa chiari
Delle forti corazze i ricchi acciari,
Chi sull’elmo dorato alza cimieri.
10Perchè risplenda in petto
Ferita, testimon d’alta virtute,
Però prende diletto
Alma gentil infra saette acute;
Or Tosca gioventute
15Che fa di bella pace ai dì soavi?
Gode tazze e vivande?
Condannato consiglio, infamia grande
Sprezzar prodezza, e traviar dagli avi!
Sferza destrier’, che indarno
20Vento sen va, che lor seguir s’ingegni,
O nel bel seno d’Arno
Remi contorce, e fa volare i legni;
Appende angusti segni,
E lor nel mezzo con la lancia fere:
25Per così fatte guisa,
Lunge dal pianto delle squadre ancise,
S’appresta ad acquistar l’arti guerriere.
Non è vil meraviglia
Dal diletto crearsi il giovamento;
30Quinci ben si consiglia
Un cor nell’ozio alle bell’opre intento.
Io ben già mi rammento
Sul campo Eléo la gioventute Argiva
Far prova di possanza;
35Ed oggi godo in rimirar sembianza
Di quel valor sulla Toscana riva.
Spettacolo giocondo!
Trasvolare dell’aria ampio sentiero
Cuojo grave ritondo,
40In cui soffio di vento è prigioniero;
Lui precorre leggiero
Il giuocator, mentr’ei ne vien dall’alto;
E col braccio guernito
D’orrido legno lo percuote ardito,
45E rimbombando lo respinge in alto.
Gode il teatro, e lieti
S’odon gridar per maraviglia i cori;
Intanto i forti atleti
Per le trascorse vie versan sudori.
50Quali armati furori
Virtù d’uomin sì destri e sì possenti
Unqua terranno a segno?
Trastullo militar, scherzo ben degno
Del saggio re, che n’arricchì le genti.
55Posciachè Ulisse al fine
Lasciò le mura d’Ilïon disperse,
Ei per le vie marine
Incontrò d’Aquilon tempeste avverse;
E male allor sofferse
60Lo stuol seguace d’arrestarsi in porto.
Ratto il vulgo s’adira,
Se conteso gli vien ciò che desira;
Ma diè rimedio il capitano accorto.
In sul campo arenoso
65Gittò dell’aure avverse utri gonfiati,
Indi in vista giojoso
Così parlava a’ popoli adunati:
Non hanno d’Eolo i fiati
Per li regni del mar lunga fermezza;
70Diman lieto e sereno
Empierà vento a nostre vele il seno,
Ed oggi de’ nocchier l’arte disprezza.
Di lor sì fatto è l’uso,
Ma quel, che in voi nojando or si diletta,
75Eccolo qui rinchiuso;
L’avete in man, fate di lui vendetta.
Gente dal cielo eletta
In armi a rischiarar nostra potenza
Con corone immortali,
80Quaggiuso in terra le miserie e i mali
Tutte sa soverchiar la sofferenza.
Sì disse; e su quel piano
La sciocca plebe a’ non intesi accenti,
E con piedi e con mano
85Battea le pelli, e fea balzarne i venti;
Poscia le sagge menti
Spesero intorno a ciò l’ingegno e l’arte:
E quinci in ogni loco
E per ogni stagion fu visto il gioco,
90Che a ragion si può dir gioco di Marte.