Scritti francescani (Cesari, 1860)/Aggiunte

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TRATTE DAL CODICE FIORENTINO


I. Come san Francesco apparì a frate Leone.

Una volta, già passato di questa vita san Francesco, venne a frate Leone desiderio di vedere quello dolce padre, che vivendo tanto teneramente avea amato, e per questo desiderio procurando oltre al consueto modo affliggere il corpo coll’orazione e con digiuni, pregava Iddio con grande fervore, adempiesse suo desiderio. E così acceso in quella orazione gli apparve san Francesco tutto glorioso colle ali, e avea l’unghia delle mani e dei piedi, a modo dell’aquila, dorate. Ed essendo frate Leone di questa così maravigliosa apparizione tutto ricreato e consolato, con ammirazione disse: Perchè padre mio reverendissimo, mi se tu apparito in così mirabile figura?. Risponde san Francesco: infra l’altre grazie, che la divina pietade m’ha donate e concedute, sono queste ali; acciocchè di subito invocato soccorra i divoti di questa santa religione nelle loro tribolazioni e necessitadi, e le loro anime e quelle de’ miei frati, quasi volando le riporti alla superna gloria: l’unghie così grandi e forti e dorate mi sono date contro al demonio, contro a’ per[p. 238 modifica] seguitatori della mia religione, contro a’ reprovati frati di questo santo ordine, acciocchè io gliele punisca con dure e aspre graffiate e amare punizioni. A laude di Cristo Amen.

II. Come frate Leone vide terribile visione in sogno.

Vide frate Leone una volta in visione in sogno apparecchiare il divino giudicio. Vide gli Angioli con trombe e diversi strumenti suonare e convocare mirabile gente in uno prato. E da l’una parte del prato fu posta una scala tutta vermiglia, che aggiungeva dalla terra infino ai cielo; è dall’altra parte del prato fu posta un’altra scala tutta bianca, che dal cielo iscendea insino alla terra. Nella sommità della scala vermiglia apparve Cristo, come Signore offeso e molto irato. E san Francesco era alquanti gradi più giù presso a Cristo; e discese più infra la scala: e con grande voce e fervore dicea e chiamava: Venite, frati miei, venite confidentemente, non temete; venite, appressatevi al Signore, perocchè vi chiama. Alla voce di san Francesco, e alla sua coniunzione andavano i Frati, e salivano su per la scala vermiglia con grande confidenza. Essendo montati tutti, alcuno cadeva del terzo grado, alcuno del quarto grado, altri del quinto, e del sesto: e tutti conseguente caggevano, che nullo ne rimase in su la scala. San Francesco a tanta rovina de’ suoi Frati mosso a compassione, come pietoso padre, pregava il giudice per gli figliuoli, che gli ricevesse a misericordia. E Cristo dimostrava le piaghe tutte sanguinose, e a san Francesco diceva: Questo m’hanno fatto i frati tuoi. E poco stante in questa sua rogazione discendeva alcuno grado, e chiamava i frati caduti della scala vermiglia, e dicea: Venite, state suso, figliuoli e Frati miei: confidatevi e non vi disperate; correte alla scala bianca, e montate su, perocchè per essa voi sarete [p. 239 modifica] ricevuti nel reame del cielo; correte, frati, per l’ammaestramento paterno alla scala bianca. E nella sommità della scala apparve la gloriosa Vergine Maria madre di Gesù Cristo, tutta pietosa e clemente e ricevea questi Frati, e senza alcuna fatica entrarono nel reame eterno. A laude di Cristo Amen.

FINE.