Saper vivere/I legami dello spirito: i sacramenti/III. Padrino di battesimo
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III. Padrino di battesimo
È un onore che non si può rifiutare! Ed è, se vogliamo, alquanto pesantuccio, qualche poco più pesante del padrino di matrimonio. Or dunque, il padrino di battesimo è tenuto, nel giorno del battesimo, a offrire alla puerpera un dono, più o meno ricco, secondo la propria condizione, e secondo quella della puerpera, ma sempre un gioiello; a offrire al neonato o alla neonata una posatina completa, di argento, in iscatola, con le cifre del bimbo, ovvero un bicchiere di argento, dorato dentro, sempre con la cifra e sempre nell’astuccio; a portare la carrozza con cui si deve andare alla chiesa e pagarla lui; a regalare, in sacrestia, al prete, al sacrestano, al chierico: al primo una somma variabile da venti a cinquanta lire, al secondo dieci lire o cinque, al terzo, cinque o due lire; se si vuol fare qualche elemosina ai poveri, fuori la chiesa, tanto meglio. Durante la funzione, il padrino di battesimo tiene la mano sulla spalla del bambino e risponde, per lui, alle domande del prete, che gli chiede se rinunzia al mondo, se rinunzia alla carne, se rinunzia al diavolo; infine, tre ab renuntio risponde al vis baptizari, chiesto dal prete, con un voto, sempre per conto del bambino; infine, dice il Credo insieme al prete, con la madrina, con la nutrice, se vi sono, e con tutti gli astanti. Per lo più, se il padrino è molto ignorante di queste risposte latine, vi è chi gliele suggerisce. Dopo il battesimo, il padrino rientra in carrozza, arriva a casa, ed è lui che presenta alla madre e al padre, il nuovo cristianello o la nuova cristianella: in quel momento, dà i doni alla puerpera e al neonato. Poi, la sua corvée non è finita ancora, poiché egli deve regalare alla levatrice, alla nutrice, alle persone di servizio della casa, alla prima una somma variabile da venti a cinquanta lire, alla seconda da dieci a venti lire, agli altri da cinque a dieci lire: tutto questo, partendo da un punto di vista di agiatezza sua e della famiglia, perché queste mance si possono estendere o ridurre, a volontà. In Francia vi è l’abitudine di offrire anche scatole di confetti, confetti bianchi simili a quelle delle nozze: è sempre il padrino, che li offre, les dragées du baptème; ma in Italia non si usano. Se vi è madrina, bisogna fare un dono, ma modesto, anche per essa: un piccolo gioiello, magari una medaglia, con una data, basta. In chiesa bisogna andare in tight o in redingote, guanti non tortorella, ma chiari, cravatta non bianca, ma d’accordo con la redingote. Se le relazioni fra il padrino e il figlioccio sussistono, il padrino è tenuto a un dono, nell’onomastico e nel genediaco, e il figlioccio lo ricambia, egualmente, nell’onomastico e nel genetliaco. Alla madre del figlioccio, dei fiori, nell’onomastico. E scusate se è poco!