Saggi poetici (Kulmann)/Parte seconda/Il rusignolo del Permesso
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IL RUSIGNOLO DEL PERMESSO
In preda l’abbandoni,
O giovinetto, al duolo,
Perchè de’ doni suoi
Fortuna ti privò?
5Domanda all’alto Sole
Ch’è quanto il mondo antico,
Se nel suo giro eterno
Costanza mai mirò?
Vanitosi Giganti
10Sul pendio di quel monte
Un monumento alzaro
Dell’alto lor poter.
Che l’uom non possa il provano
Quelle rovine sparse,
15Ascose sotto l’erba
E ’l musco vincitor!
Ecco l’eccelsa quercia
Ch’un mezzo monte cuopre!
Ella già fu colonna
20Dello stellante ciel;
Ella le zuffe vide
Di Cadmo, e Tebe in cuna;
Ella dai tempi antichi
Ricovero ne fu,
25Fu stanza impenetrabile
Ai venti ed alla pioggia:
Eccola or rotta ed arsa
Dal folgore del ciel!
Ov’è la pastorella,
30Che della quercia all’ombra
Fea risuonar suo canto?
Fra’ vivi più non è!
Grandezza e leggiadria,
Tutto soggiace ai colpi
35Del tempo struggitore!
E quell’alta città,
Di Pindaro e d’Alcide
L’illustre cuna, un giorno
Fia luogo senza nome,
40Ignoto al viator.
Nulla a sperar d’eterno
Apprendi, o giovinetto,
In terra, e del futuro
A non squarciare il vel.
45Ne’ caldi giorni godi,
Se un venticello spira:
Godi fra nude rupi
Sorger veggendo un fior.
Che forse al dì novello,
50Allor che senza affanni
Passeggi, un mostro ignoto
Rea morte ti darà.