Rivista di Scienza - Vol. I/Manuale di economia politica
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La controversia di metodo fra la scuola classica e la scuola storica ha potuto apparirci1 come una crisi dell’Economia politica contemporanea, inerente alla validità delle ipotesi implicitamente assunte nel concetto dell’homo oeconomicus, di fronte allo sviluppo dell’associazione; e ciò prescindendo, ben inteso, da quanto vi è di non scientifico nella lotta fra le due scuole, che politicamente si contendono il campo come liberale e socialista.
Ora, se questa veduta contiene qualcosa di giusto, si deve dire che la crisi è stata superata dai più recenti studii del Pareto.
Pei quali l’Economia viene posta sopra nuove basi, partendo dalla considerazione dei «gusti» degli uomini e degli «ostacoli» di vario genere che la società oppone al loro soddisfacimento; cioè non soltanto degli ostacoli che ai gusti di un uomo pongono quelli degli altri o la quantità limitata delle merci, ma anche dei vincoli derivanti dalle associazioni, e dalla circostanza che queste agiscano sul mercato non per cercarvi il soddisfacimento immediato di coloro che le compongono ma col proposito di modificare i prezzi, ecc.
La rappresentazione classica dei fenomeni economici, basata sui noti postillati edonistici, si può riguardare come una prima approssimazione rispetto a quella del Pareto; essa costituisce una teoria (a vero dire incompiuta e non rigorosa) dell’equilibrio economico nel regime di libera concorrenza, teoria che ha trovato una sistemazione matematica nell’opera del Walras. L’approssimazione successiva è data dal considerare, nel modo più generale, gli ostacoli, tenendo conto per tal modo anche dogli elementi lasciati da parte nel processo di astrazione che conduce a definire l'homo oeconomicus. Notisi che un caso di monopolio era stato trattato fino dal 1848 dal Cournot, cui si riattacca l’origine dell’Economia matematica.
Ora il Pareto dimostra che, supponendo ben definiti gusti ed ostacoli, e mettendo da parte il problema storico-psicologico della loro genesi, si ha un determinismo economico traducibile nella forma esatta di un sistema di equazioni con altrettante incognite. [A vero dire soltanto il caso dell’equilibrio economico viene oggi approfondito; uno sviluppo ulteriore della scienza sarà dato da una trattazione dei piccoli movimenti vicini ad uno stato d’equilibrio].
Da un punto di vista filosofico, il resultato essenziale è questo: l’Economia (pura), concepita come sopra è detto, non è un sistema di ipotesi generali ed immutabili; ci sono al contrario tante diverse teorie economiche possibili, rispondenti colla loro varietà alle diverse condizioni dell’ambiente sociale, e quindi al mutamento, che in esse avviene, dell’uomo, riguardato di fronte ai rapporti di scambio della ricchezza e del lavoro.
E non si dica che il progresso così raggiunto è illusorio, perchè rimane insoluto il più grosso problema storico-psicologico che si si riferisce ai dati assunti nelle varie teorie economiche!
Non altrimenti procede la Fisica teorica allorchè studia p. es. il problema della diffusione del calore, trattando separatamente dei mezzi diversi che trovansi separati da una superficie di discontinuità.
Il procedimento ha in entrambi i casi lo stesso significato, di scindere una difficoltà in due parti di ordine diverso e di metterne in luce i caratteri.
Come abbiamo accennato, il Pareto mostra che entro un sistema economico ben definito, le ipotesi adottate determinano completamente il corso dei fenomeni, e ciò mediante la traduzione matematica del problema.
Contro codesto modo di trattare l’Economia restava ancora una grave obiezione, messa in luce principalmente da Irving Fisher, cioè che non è lecito a priori assumere come quantità matematica un dato psicologico quale è l’ofelimità o il valore subiettivo delle merci.
Ora il Nostro ha superato genialmente codesta difficoltà, con sano ed acuto criterio positivo, recando per tal modo alla Scienza un durevole acquisto.
L’applicazione delle Matematiche allo studio dei fenomeni naturali si basa in ogni caso su questa ipotesi, che sia lecito assumere come ben definite delle quantità, forniteci da un’appropriata esperienza entro un certo ordine di approssimazione, il quale sta in rapporto coll’approssimata validità della teoria.
Così, ad es., la Meccanica assume come una quantità il peso dei corpi, definito dalla bilancia.
È possibile assegnare una bilancia dei gusti degli uomini, e pesare con questa l’ofelimità degli oggetti di scambio?
Il Pareto ha scorto che una tale bilancia ci è fornita da un’esperienza ipotetica circa gli scambi stessi che un uomo farebbe tra merci diverse; e presume che, dovendosi tener conto soltanto del fenomeno medio, codesta esperienza, resa in forma precisa colla considerazione delle curve d’indifferenza di Edgeworth, possa ritenersi sufficientemente approssimata. Egli ne trae quindi una definizione positiva dell’ofelimità, nella quale tuttavia rimane in generale una funzione crescente arbitraria, così come accade p. es. nella Fisica per la misura delle temperature, finché non si faccia una scelta speciale del termometro.
A prescindere da tante altre cose interessanti che si trovano nel Manuale del Pareto, e nella Introduzione ad esso, vorremmo conchiudere questo breve cenno domandandoci a quali resultati concreti conduca l’applicazione delle Matematiche all’Economia, dappoiché abbiam visto che tale applicazione è posta ormai al riparo dalle obiezioni a priori.
Ma l’argomento non potrebbe essere trattato così di sfuggita, e noi preferiamo di lasciarlo da parte, anche perchè l’A. del Manuale ci ha dato affidamento di discuterne con ampiezza su queste colonne.
Note
- ↑ F. Enriques - Problemi della Scienza. Bologna, Zanichelli, 1906. (pag. 212 seg.)