Rime varie (Alfieri, 1912)/XXX. Dinanzi al Mosè di Michelangelo
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
XXX. Dinanzi al Mosè di Michelangelo
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XXX [l].1
Dinanzi al Mosé di Michelangelo.
Oh! chi se’ tu, che maestoso tanto
Marmoreo siedi; ed hai scolpito in volto
Triplice onor, ch’uom nullo2 ha in se raccolto;
4Legislator, guerrier, ministro santo?
Tu del popol d’Iddio, che in lungo pianto
Servo è sul Nilo, i ferrei lacci hai sciolto;
Il tiranno d’Egitto in mar sepolto;
8Gl’idoli in un con gl’idolatri infranto.3
Quant’eri in terra, in questo sasso or spiri;
Che il divin Michelangelo non tacque
11Niuno in te de’ tuoi caldi alti desiri.
Michelangel, che a te minor non nacque;
E che, intricato in tuoi raminghi giri
14Avría fatt’egli scaturir pur l’acque.4
Note
- ↑ Questo bel sonetto fu composto il 13 luglio 1781 a Roma, dove l’A. era ritornato da Napoli, «quasi senza saperlo», il dodici maggio, e dove rimase, come abbiam veduto, a proposito del sonetto Vuota, insalubre region che stato, fino al 4 maggio 1783.
- ↑ 3. Nullo, nessuno.
- ↑ 5-8. Allude l’A. alla liberazione del popolo israelita dalla cattività d’Egitto, alla sommersione dell’esercito faraonico nel Mar Rosso, alla punizione inflitta agli Ebrei perché adoravano il vitello d’oro.
- ↑ 14. Il popolo israelita era assetato e Mosè fece scaturire le acque dai sassi del deserto. — Non sarà inutile citare qui, per gli opportuni raffronti, il sonetto di G. B. Felice Zappi (1667-1719) sullo stesso argomento:
Chi è colui, che in sí gran pietra scolto
Siede gigante, e le piú illustri e conte
Opre dell’arte avanza, e ha vive e pronte
Le labbra sí, che le parole ascolto?
Quest’è Mosè. Ben mel diceva il folto
Onor del mento e ’l doppio raggio in fronte,
Quest’è Mosè, quando scendea dal monte,
e gran parte del nume avea nel volto.
Tal’era allor, che le sonanti e vaste
Acque ei sospese a sé d’intorno, e tale
Quand’il mar chiuse, e ne fe’ tomba altrui.
E voi sue turbe un rio vitello alzaste?
Alzato aveste immago a questa eguale,
Ch’era men fallo l’adorar costui.