Rime varie (Alfieri, 1912)/XVI. Loda gli occhi della sua donna

XVI. Loda gli occhi della sua donna

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XV. Povero vuol essere il Poeta, ma libero XVII. Le parole non valgono ad esprimere il suo affetto

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XVI [xix].1

Loda gli occhi della sua donna.

Negri, vivaci, e in dolce fuoco ardenti2
Occhi, che date a un tempo e morte, e vita;
Siate, ven prega l’alma mia smarrita,
4Per breve istante a balenar piú lenti.
Di vostra viva luce in parte spenti
Bramo i raggi per ora, ond’io piú ardita
Mia vista innalzi, e come Amor m’invita,3
8Lei con mie rime di ritrarre io tenti.
Voi, voi ne incolpo, se il soave riso,
Se il roseo labro, e ad uno ad un dipinto
11Gli atti non ho del suo celeste viso.
Ah, che a tropp’alta impresa io m’era accinto!
Questi occhi han me da me sí appien diviso,4
14Ch’oltre mia lingua, ogni mio senso è avvinto.


Note

  1. Può dirsi che da questo sonetto incomincino le nuove rime dell’A., inspirategli dall’ardente amore per la Contessa d’Albany, piú finamente elaborate di quelle fino allora composte, in grazia della viva e sincera passione, e mercé l’assiduo studio de’ classici latini e italiani nei quali si era immerso e specialmente di Francesco Petrarca: all’anno 1778 della sua vita cosí si esprime l’A.: «Andava anche scrivendo [oltre l’Etruria vendicata] alcune rime d’amore, sí per lodare la mia donna, che per isfogare le tante angustie in cui attese le di lei circostanze domestiche mi conveniva passare molt’ore. E hanno cominciamento le mie rime per essa da quel sonetto (tra gli stampati da me) che dice:
    Negri, vivaci in dolce fuoco ardenti:
    dopo il quale tutte le rime amorose che seguono, tutte sono per essa [e ciò non è vero] e ben sue, e di lei solamente, perché mai d’altra donna per certo non canterò. E mi pare che in esse (siano con piú o meno felicità ed eleganza concepite e verseggiate) vi dovrebbe per lo piú trasparire quell’immenso affetto che mi sforzava di scriverle, e ch’io ogni giorno piú mi sentiva crescer per lei: e ciò massimamente, credo, si potrà scorgere nelle rime scritte quando poi mi trovai per gran tempo disgiunto da essa».
  2. 1. «Un dolce focoso negli occhi nerissimi accoppiatosi (che raro addiviene) con candidissima pelle e biondi capelli, davano alla di lei bellezza un risalto, da cui difficile era di non rimanere colpito e conquiso». (Aut., IV, 5).
  3. 7. Il Petrarca (Rime, CXXIX):
    E come Amor l’envita,
    Or ride, or piange, or teme, or s’assecura.
  4. 13. Il Petrarca (Rime, CXXVI):
    E ’l volto e le parole e ’l dolce riso
    M’aveano, e sí diviso
    Da l’imagine vera
    Ch’i’ dicea sospirando:
    Qui come venn’io, o quando?