Rime varie (Alfieri, 1912)/LIII e LIV. Al Pallio di Siena

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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)

LIII e LIV. Al Pallio di Siena

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LII. Al cavallo Fido, appartenuto alla sua donna

LV. Alla città di Genova

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LIII [lxxiii] e LIV [lxxiv].¹

Al Pallio di Siena.

Oh quai duo snelli corridori alati²
Venire io veggio impazïenti e feri

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Al carcer,³ donde, piú che stral leggieri,
4Voleran poi da gara saettati!
Eccoli al teso canape schierati⁴
Con altri assai; ma in lor possanza alteri,
Né badan pure a que’ minor corsieri,
8Sol l’un l’altro emulando in vista irati.
Odo già già squillar l’acuta tromba,
Che al sospirato aringo apre lor via;
11Già de’ sonanti piedi il ciel rimbomba:
Ma, oimé! scoscesa, malagevol, ria
Strada, a mezzo lo stadio, al primo è tomba:
14L’altro pur cade e muor, ma palma ha pria.

Qual vive, qual dei due corsieri ha palma?
Qual nell’agone ha glorïosa morte?⁵
Fama, e sue cento lingue al ver sí corte,⁶
4M’han fra speme e timor partita l’alma.
Ma un doloroso batter palma a palma,
Donne e donzelle lagrimanti e smorte,⁷
Tutto mi annunzia, (oimè!) che Orizia forte
8A mezzo il corso giace inutil salma.
Orizia bella, leggiadretta, amore
Dei piú superbi infra il guerriero armento:
11D’ogni Olimpica prova Orizia onore!⁸
Breve capo, ardit’occhio, e piè di vento;
Indole umana, e generoso ardore....
14Siena, a ragion ne fai grave lamento.

Note

↑ Questi due sonetti, fra’ piú originali, a parer mio, che abbia mai composto l’A., furono scritti l’11 di agosto dell’83, allorché, forse, si stavano facendo le prove di una delle piú caratteristiche feste che si celebrassero allora e si celebrino oggi in tutta l’Italia. Dico: «allorché si stavano facendo le prove», perché il Pallio si corre a Siena nella Piazza del Campo due volte, il 2 di luglio e il 16, non l’undici, di agosto, se pure l’A. non scrisse a un mese e piú di distanza dalle cose vedute nella prima parte de’ festeggiamenti.
↑ 1. Corridori alati: anche nel son. precedente: «l’alato piè».
↑ 3. Carcere, latinismo per indicare quel luogo onde partono i cavalli per gareggiar nella corsa. Forse l’A. ebbe presente il passo virgiliano (Georgiche, I, 512):
Ut cum carceribus sese effudere quadrigae
addunt in spatia et frustra retinacula tendens
fertur equis auriga neque audit currus habenas.
↑ 5. Il segnale della partenza lo dà il cosí detto mossiere che, con una stretta dell’argano, fa cadere il canapo.
↑ 2. A principio di questo secondo sonetto è nel ms. la nota: «Non essendo morto che un solo Barbero cavallo, l’altro benché caduto, salvo».
↑ 3. Che dicono sí raramente la verità.
↑ 6. Nulla di esagerato in queste parole: i Senesi dànno al Pallio, uomini e donne, l’importanza di un grande avvenimento cittadino; seguono le fasi della gara con l’anima in trepidazione e il fantino che ha vinto onorano nella sua Contrada come un vero trionfatore.
↑ 11. Orizia aveva riportate altre vittorie nel Pallio di Siena; — Questi sonetti furon causa di una breve disputa letteraria combattutasi a Siena fra due Accademici, uno dei quali nascondevasi sotto il nome di Padre Francesco da Scaricalasino, l’altro sotto il nome di Padre Bonaventura da Pietramala (vegg. Alf. Professione, Per un sonetto dell’A., in Bullettino senese di storia patria, VI, I).

[1] Questi due sonetti, fra’ piú originali, a parer mio, che abbia mai composto l’A., furono scritti l’11 di agosto dell’83, allorché, forse, si stavano facendo le prove di una delle piú caratteristiche feste che si celebrassero allora e si celebrino oggi in tutta l’Italia. Dico: «allorché si stavano facendo le prove», perché il Pallio si corre a Siena nella Piazza del Campo due volte, il 2 di luglio e il 16, non l’undici, di agosto, se pure l’A. non scrisse a un mese e piú di distanza dalle cose vedute nella prima parte de’ festeggiamenti.

[2] 1. Corridori alati: anche nel son. precedente: «l’alato piè».

[3] 3. Carcere, latinismo per indicare quel luogo onde partono i cavalli per gareggiar nella corsa. Forse l’A. ebbe presente il passo virgiliano (Georgiche, I, 512):
Ut cum carceribus sese effudere quadrigae
addunt in spatia et frustra retinacula tendens
fertur equis auriga neque audit currus habenas.

[4] 5. Il segnale della partenza lo dà il cosí detto mossiere che, con una stretta dell’argano, fa cadere il canapo.

[5] 2. A principio di questo secondo sonetto è nel ms. la nota: «Non essendo morto che un solo Barbero cavallo, l’altro benché caduto, salvo».

[6] 3. Che dicono sí raramente la verità.

[7] 6. Nulla di esagerato in queste parole: i Senesi dànno al Pallio, uomini e donne, l’importanza di un grande avvenimento cittadino; seguono le fasi della gara con l’anima in trepidazione e il fantino che ha vinto onorano nella sua Contrada come un vero trionfatore.

[8] 11. Orizia aveva riportate altre vittorie nel Pallio di Siena; — Questi sonetti furon causa di una breve disputa letteraria combattutasi a Siena fra due Accademici, uno dei quali nascondevasi sotto il nome di Padre Francesco da Scaricalasino, l’altro sotto il nome di Padre Bonaventura da Pietramala (vegg. Alf. Professione, Per un sonetto dell’A., in Bullettino senese di storia patria, VI, I).

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