Rime varie (Alfieri, 1912)/CXCVI. Ogni uomo teme naturalmente la Morte
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
CXCVI. Ogni uomo teme naturalmente la Morte
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CXCVI.1
Ogni uomo teme naturalmente la Morte.
Qualch’anni,2 o mesi, o giorni, o forse anch’ore
Di questo riveder sempre il già visto,3
(Che a noi par vita, e riputiamlo acquisto)
4 Di perenne ansietà ci han colmo il core.
O sia il Non-esser, che di un vano errore
I dardi avventi al nostro animo tristo;
O sia il timor, di speme invan commisto,
8 Di un qualch’altro indistinto Esser-di-fuore;4
Viver quaggiuso, a qualsivoglia costo,
D’ogni voto è il primier, d’ogni opra è il centro;
11 E, ai ben cent’anni anco il cessar, fia tosto.5 —
Fors’io piagato un po’ men ch’altri addentro
M’era, se Onor se Libertade ho posto
14 Perni, in cui soli il viver mio concentro.6
Note
- ↑ Nel ms.: «Dí 8 maggio, strada del Borgo San Lorenzo»; alle quartine: «dí 9, in Boboli».
- ↑ 1. Qualch’anni: qualche è, anche in prosa, fatto costantemente plurale dall’A.; ciò sta bene in francese, ma in italiano è un errore.
- ↑ 2. Dice l’A. in un altro sonetto già commentato:
Cose omai viste, e a sazietà riviste,
Sempre vedrai, s’anco mill’anni vivi... - ↑ 5-8. Considera l’A. in questa quartina le due opinioni, di chi non crede alla eternità del nostro spirito e che pure, al pensiero dell’assoluto nulla, si sente compreso da inutile e irragionevole orrore, e di chi ha fede in un ente supremo, distributore di premi e di pene.
- ↑ 11. E, se anche la vita dovesse prolungarsi al di là dei cento anni, sembrerebbe sempre breve.
- ↑ 12-14. Forse io, dice l’A., amo un poco meno di altri la vita, avendo posto come cardini di essa e come suoi elementi essenziali l’onore e la libertà.