Al Redentore

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XXIII XXV

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XXIV

Al Redentore.

     Figliuol di Dio, che dal paterno scanno
per dar la pace a noi scendesti in terra,
e morendo vincesti l’aspra guerra,
ch’al mondo fe’ l’antico empio tiranno,
     ben giusto fia l’offrirti ogni nostro anno
e lo stato e ’l pensier vòlto sotterra,
poi che solo per te, dove si serra
ogni grazia del ciel, siam fuor d’affanno.
     Non ti spiacque, Signor, farti mortale
per liberarne, e te lasciasti in pegno:
tanto è l’amor, cui nullo stile adegua!
     Onde, se senza te son cieco e frale,
spero aver per pietá misero, indegno,
lume e vigor sí ch’io t’adore e segua.