Rime di Argia Sbolenfi/Libro secondo/A Venere genitrice

A Venere genitrice

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A VENERE GENITRICE


INNO


In lectulo meo per noctes quaesivi
quem diligit anima mea: quaesivi
illum et non inveni.

Cant. Canticor. III, 1.



— «Guarda, mortal, le fiamme
     De’ larghi occhi lucenti
     E le chiome fluenti
     4Sulle superbe mamme.
     Guarda! L’estremo lembo
     Gittai che ti copriva
     La pubertà giuliva
     8Che mi fiorisce in grembo.

Vieni e sui fior ti giaci
     E me sui fior ricevi;
     Tra le mie labbra bevi
     12Il dolce miel de’ baci.
     I lombi miei circonda
     Con le possenti braccia,
     Stringimi al sen la faccia
     16E l’amor mio feconda». —

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Così parlò e sorrise
     La Dea porgendo il fianco
     Soavemente bianco
     20Al giovinetto Anchise,
     Poi volse le parole
     In gemiti sommessi
     E dei divini amplessi
     24Fu testimonio il sole.

Vittima anch’io d’Amore
     Omai dispero aita
     Poi che la sua ferita
     28Mi sanguina nel core,
     Nè lacrimar mi vale
     Nè maledir, costretta
     A spasimar soletta
     32Sul vergine guanciale.

Che se fugaci istanti
     Di pace al sonno chiedo,
     Mille fantasmi vedo
     36Pel glauco ciel vaganti.
     Passa sul campo arato
     Caldo di nozze il vento
     E in sè recar lo sento
     40La febbre del peccato.

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Desta così all’ebbrezza
     Del germinar, la terra
     Le viscere disserra
     44Del sole alla carezza,
     E con le carni e il core
     Arsi da fiamme arcane,
     Urlan le genti umane
     48«Amore, amore, amore!»

Tra l’ombre e gli spaventi
     Delle materne selve
     Si stringono le belve
     52In ciechi accoppiamenti,
     E dalle fulve arene
     Che il mar commosso esclude
     Perfidamente ignude
     56Mi chiaman le Sirene,

Mentre, di Bromio stanche,
     Roche per gli ebbri canti,
     Le lubriche Baccanti
     60Gittan le vesti bianche
     E sui compressi fiori
     Curvan le rosee forme
     Sotto l’impulso enorme
     64Dei Fauni assalitori.

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E allor mi desto sola
     Sul letto immacolato
     Coll’urlo disperato
     68Del mio martirio in gola...
     Deh, morrei pur gioiosa
     Se fossi in quel momento
     Segnata dal cruento
     72Stigma di nuova sposa,

Se nella gonfia mole
     Dell’utero fecondo
     Balzar sentissi il pondo
     76Della concetta prole,
     Se, al fin delle mie pene,
     Lieta chiudessi il ciglio
     Addormentando un figlio
     80Tra le mammelle piene!

O Dea, Madre, Signora
     Dei vivi e della vita,
     Dal mar di Cipro uscita
     84Al bacio dell’aurora,
     Che il premio a noi concedi
     Nella tenzon gentile
     Ed al vigor maschile
     88Il fior del sangue chiedi,

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Se di perenni rose
     T’ornino ancor l’altare
     Le verginelle ignare
     92E le conscienti spose,
     Se l’atra onda Letea
     Il biondo Adon ti renda,
     Pietà di me ti prenda,
     96Madre, Signora, Dea!