Rime di Argia Sbolenfi/Libro secondo/"Nascituro"

«Nascituro»

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Libro secondo - Ai colleghi Libro secondo - Al vescovo di Seboim
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«NASCITURO»1


Exultavit in gaudio infans in utero meo.
Luc. I, 44.     

No, che su zolla sterile
     Non fu gittato il seme
     Se, lacerato il solido
     4Guscio che invan lo preme,
     Esce il rampollo e germina
     Pei campi o per le aiuole,
     Schiuso al tepor del sole
     8Sotto al clemente ciel.

No, la bollente gocciola,
     Plasma del germe umano,
     Nel sitibondo fornice
     12Non fu scagliata invano
     Se nel mio fianco turgido,
     Come in risposta cella,
     Un’anima novella
     16Veste il corporeo vel.

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Oh, alfin potrò conoscerti,
     Amor santo e sereno
     Di madre, e roseo stringermi
     20Un pargoletto al seno...
     Addormentarti, crescerti,
     Potrò sul grembo anch’io,
     Sangue del sangue mio,
     24Frutto d’immenso amor!

T’insegnerò a disciogliere
     I passi e le parole,
     Ti narrerò, baciandoti,
     28Gl’incanti delle fole,
     Indi trarremo in giubilo
     Lungo un campestre calle
     Seguendo le farfalle
     32E raccogliendo i fior.

Ti guiderò per l’ardue
     Strade dell’arti prime,
     L’alto volume aprendoti
     36Delle materne rime;
     Io sulle illustri pagine
     Ti condurrò la mano,
     Io t’aprirò l’arcano
     40Del mondo e del saper.

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E allor che il sangue giovane
     Ti pulserà nel petto
     E sentirai le trepide
     44Ansie del primo affetto,
     Sarò al tuo fianco assidua
     E virilmente fida
     Consigliatrice e guida
     48Nei dubbi del sentier.

Al focolar domestico
     Io sarò presso ancora
     Quando velata e timida
     52Mi condurrai la nuora
     Che me, benigna pronuba,
     Dirà perversa e cruda
     Se nel tuo letto, ignuda
     56Vergin, la spingerò.

E quando i fior del talamo
     Matureranno i frutti,
     Ava prudente e provvida
     60Io veglierò per tutti;
     Poi con le palme tremule
     Carezzerò i nepoti
     E a Dio la prece e i voti
     64Per loro innalzerò.

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E già mi veggio, debile
     Vecchia, tra lor seduta
     Narrar, senza rimpiangerla,
     68La gioventù caduta
     E i versi miei ripetere
     A un coro d’innocenti,
     I versi miei fulgenti
     72Di virtuoso zel.

Ava, così, amorevole
     E santa educatrice.
     In mezzo ai biondi pargoli
     76Vivrò lieta e felice,
     E quando giunga al termine
     La vita mia modesta,
     Reclinerò la testa
     80Per ridestarmi in ciel.

Forse ch’io sogno?... Ah, palpita
     Pur nel mio grembo un vivo
     E freme e balza e s’agita
     84Or che a lui penso e scrivo...
     Deh, perchè tardi o nobile
     Della mia gloria erede?
     Non sai che la mia fede
     88E l’amor mio sei tu?

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Ma intanto?... Ah, un dubbio orribile
     Mi sta confitto in core.
     Sento un mister nell’anima
     92Pensando al genitore...
     Parla, se puoi rispondermi,
     Tu che doman vivrai;
     Dimmi, se pur lo sai,
     96Il padre tuo chi fu?

Note

  1. Credeva di avere concepito un figlio. Invece aveva preso freddo e tutto finì con una fuga d’aria compressa.