170. Quest’arbor ch’è traslato al novo maggio

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170. Quest’arbor ch’è traslato al novo maggio
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170.


Sono assomigliate le sue speranze a gli alberi

che si piantano il primo di maggio.


Quest’arbor ch’è traslato al novo maggio
     Lasciando i larghi campi e l’alte rive
     Frondeggia a voi su l’alba; e pur non vive,
     4Ma consola il morir col vostro raggio.
In me troncaste, e con piú grave oltraggio,
     Voi le speranze; e son di vita or prive,
     E non spiegano i rami a l’aure estive
     8Né ponno verdeggiar qual pino o faggio.
Né basta il vento lor de’ miei sospiri,
     Né del mio pianto l’amorosa pioggia,
     11Né ’l vostro sol perché risplenda e giri;
Né cresceranno in disusata foggia
     Tra quel lume sereno e i miei desiri,
     14Se ramo in lauro non s’innesta e poggia.