Rime (Vittoria Colonna)/Sonetto LXI
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Sonetto LXI
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SONETTO LXI.
Q
uanto di bel Natura al mondo diede Nell’opra sua più cara, e più gradita;
Quanto discopre il Sol, quanto si addita,
Che del poter divin ne faccia fede. 4
Dispregia il Ciel, poi ch’altamente riede
Quella luce immortale ed infinita,
Per nostra indegnitate a noi sparita,
Che ’n Cielo ha paragon, qui tutto eccede. 8
Or il chiamarlo ognor, nè ’l piagner sempre,
Fa minor’ il dolor, maggior la speme,
Morto è il rimedio allor che nacque il danno. 11
E s’avvien, che ’l martir non mi distempre,
La cagion s’appresenta, e ’l danno insieme,
Ond’il rifugio istesso apporta inganno. 14