Rime (Tassoni)/Poscia che ormai sono alla cera verde

Poscia che ormai sono alla cera verde

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Poscia che ormai sono alla cera verde
Su lo stesso argomento La Corte di Roma
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XXXV

     — Poscia che ormai sono alla cera verde
i lucchesi ridotti e che il cannone
batte le mura e la piazza si perde,
     presentata la nostra commissione
al principe che ’l tien fuori assediato,
entri il conte di Biglia in Castiglione.
     Faccia che lo stendardo sia piantato
su la torre, e il castel sia come cosa
propria del re cattolico guardato. —
     Cosí il signor marchese d’Inojosa
comanda e cosí vuole. Or che ne dite?
Oh, questa sì, per Dio, che l’è graziosa!
     Le differenze ormai saran finite,
poiché il governatore di Milano
vuole a sua voglia accomodar la lite.
     Adunque uno spagnuol ladro, marrano,
dalla casa del diavolo venuto
per distruggere il nome italïano,
     sará di tanta autoritá creduto
ch’a sua voglia potrá fare e disfare,
come padrone d’Italia assoluto?
     Riman sol che sentendo nominare
il re di Spagna e il suo governatore,
noi ci dobbiamo ancora inginocchiare.
     Or via corra ogni principe e signore
a leccar sul Toson, che gli fia poi
sol per Sua Maestá portato onore.

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     Oh, quanto meglio assai fòra per voi,
potentati d’Italia, a pôr da banda
Spagna e sua protezion con gli onor suoi!
     La canaglia che adesso vi comanda
fu vostra serva, ed è gente villana,
usa a ber l’acqua e a masticar la ghianda.
     Che sinistro pensier, che voglia strana
vi viene nel cervel, che star vogliate
sotto l’ombra di gente oltramontana.
     D’esser italïan vi vergognate,
oppur avete ambizione o gusto
in impegnar la vostra libertate?
     Oh! mi direte che l’ispano augusto
vi dá denari, e gli siete obbligati
per ambizion, per debito e per gusto.
     Son promesse i denar: non son pagati,
e, se pur ve ne dán per tal rispetto,
son di quei che in Italia hanno rubati.
     Che spagnuoli! Alle forche! Oh, benedetto
sia il duca Alfonso morto di Ferrara,
che la loro amicizia ebbe in dispetto!
     Che Tosoni? che pecore? che becchi?
In malora! al bordello! Ognun si guardi
e nel duca di Modana si specchi.
     Vuol il governator che gli stendardi,
per tôrre al duca l’onor trionfale,
sian posti in Castiglione, e che si guardi,
     ché gli addobbi di camere e di sale,
i velluti e damaschi e gli ormesini
de’ lucchesi l’han fatto parzïale.
     Che bel gusto averanno i fiorentini,
sentendosi alle crustole d’ogni ora
un presidio di Spagna in sui confini.
     Correte mo! Che badate, in malora?
Su, fatevi spagnuoli! Che sia ucciso
chi lor vuol ben, squartato, e chi li onora.

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     Questo ad altrui servirá per avviso;
basti ch’essi di noi tal stima fanno
qual noi facciam del popolo crimiso.
     Cosí va il mondo e chi è minchion suo danno:
chi pecora si fa, del lupo è preda,
e schiavo chi sta sotto del tiranno.
     Né, ben ch’io dica questo, alcun si creda
che mala lingua io sia; ché pur un verso
non scrissi in biasmo d’altri, che si veda.
     Ho stizza ben che ognun sia tanto immerso
nel re di Spagna e che per questo solo
vadan le cose d’Italia in traverso.
     Io quando sento dir: — egli è spagnuolo —
faccio la conseguenza: idest un tristo,
un sodomita, un furbo, un mariuolo,
     un luterano, un che non crede in Cristo,
un nemico d’Italia, un assassino,
un cugino, un fratel dell’Anticristo,
     un furfante affamato, un contadino
ed un che passa a bella posta i monti
per rubarci di mano il pane, il vino.
     Tutti canaglia son; ma, come gionti
sono fra noi, vi trovano il ripiego
col farsi cavalier, marchesi e conti.
     Questo è don Pedro, quell’altro è don Diego
l’uno è cugin del re, l’altro è fratello;
spaccian del grande e stanno sul sussiego.
     È cosa bella vederli in mantello
con saio longo e con calza ristretta,
con poca barba e pontuto cappello.
     Oh, bel veder! Oh, foggia benedetta!
Forse ch’ogni italiano non l’approva?
Forse che non la loda e non l’accètta?
     Per tutta Italia ormai si disapprova
chi veste all’italiana; ognun s’accosta
a Spagna e ognuno vuol la foggia nuova.

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     Buon prò’ gli faccia, e vestano a lor posta
all’usanza spagnuola: io piú m’inturco,
e mia mente fia sempre a Spagna opposta
     e prima che spagnuol mi farò turco.