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rime | 313 |
Se cento volte e cento
te l’avesser promesso, o nol faranno
mai, com’è lor costume, o, se lo fanno,
sará quando usciranno
anco di Monferrato, onde s’intende
sian per partir de’ greci a le calende.
XXXV
— Poscia che ormai sono alla cera verde
i lucchesi ridotti e che il cannone
batte le mura e la piazza si perde,
presentata la nostra commissione
al principe che ’l tien fuori assediato,
entri il conte di Biglia in Castiglione.
Faccia che lo stendardo sia piantato
su la torre, e il castel sia come cosa
propria del re cattolico guardato. —
Cosí il signor marchese d’Inojosa
comanda e cosí vuole. Or che ne dite?
Oh, questa sì, per Dio, che l’è graziosa!
Le differenze ormai saran finite,
poiché il governatore di Milano
vuole a sua voglia accomodar la lite.
Adunque uno spagnuol ladro, marrano,
dalla casa del diavolo venuto
per distruggere il nome italïano,
sará di tanta autoritá creduto
ch’a sua voglia potrá fare e disfare,
come padrone d’Italia assoluto?
Riman sol che sentendo nominare
il re di Spagna e il suo governatore,
noi ci dobbiamo ancora inginocchiare.
Or via corra ogni principe e signore
a leccar sul Toson, che gli fia poi
sol per Sua Maestá portato onore.