Rime (Tassoni)/3. Cicalate pur mo', signor toscani
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XXXII
3.
Cicalate pur mo’, signor toscani,
e sciorinate sonetti e canzone:
sappiam ben che la vostra professione
è menar piú la lingua che le mani.
Non ponno i vostri orgogli irriti e vani
metter paura addosso alle persone:
ch’abbiamo in c... la vostra nazione,
i poeti, i soldati e i capitani.
C...! Voi sête pur bravi in credenza:
tremiamo e vienci la paralesia
solo in vedere nominar Fiorenza.
Ah, buggerona e perfida genía!
Chi di voi non avesse conoscenza
fors’a queste tagliate credería.
Ma la vostra albagía,
vostra presunzion, vostra viltade
è nota ormai per tutte le contrade;
ed ora non accade
menar tanta superbia e puzzo espanto,
ché ha pregato per voi e sotto il manto
v’ha difeso un buon santo.
Fughe non son le nostre ritirate;
ma voi, genti vilissime e cacate
che tanto le svampate,
perché non fare allora il vostro uffizio
in seguirci e mandarci in precipizio?
Avete un gran giudizio
a dir che muor di fame il modanese
che tanti giorni v’ha fatto le spese;
non sète voi discesi
di quell’ampia cittá dove si vive
con mezzo pan, un ovo e quattro olive?
Ora che sète privi
di noi, lá su que’ monti, in rimembranza
vi dée forse venir nostra abbondanza.
La vostra alta possanza
da’ modanesi, insomma, non si stima:
e vi risponderanno per la rima.