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Rime d'amore

CXXIX

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CXXIX

Si ribella ad un’ingiusta accusa di lui.

     O mia sventura, o mio perverso fato,
o sentenzia nemica del mio bene,
poi che senza mia colpa mi conviene
portar la pena de l’altrui peccato.
     Quando si vide mai reo condannato
a la morte, a l’essilio, a le catene
per l’altrui fallo e, per maggior sue pene,
senza esser dal suo giudice ascoltato?
     Io griderò, signor, tanto e sí forte,
che, se non li vorrete ascoltar voi,
udranno i gridi miei Amore o Morte;
     e forse alcun pietoso dirá poi:
— Questa locò per sua contraria sorte
in troppo crudo luogo i pensier suoi.