Rime (Michelangelo)/85. Com'io ebbi la vostra, signor mio

85. Com'io ebbi la vostra, signor mio

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85. Com'io ebbi la vostra, signor mio
84. Sì come nella penna e nell'inchiostro 86. Ancor che 'l cor già mi premesse tanto
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     Com’io ebbi la vostra, signor mio,
cercand’andai fra tutti e’ cardinali
e diss’a tre da vostra part’ addio.
     Al Medico maggior de’ nostri mali
mostrai la detta, onde ne rise tanto5
che ’l naso fe’ dua parti dell’occhiali.
     Il servito da voi pregiat’ e santo
costà e qua, sì come voi scrivete,
n’ebbe piacer, che ne ris’altro tanto.
     A quel che tien le cose più secrete10
del Medico minor non l’ho ancor visto;
farebbes’anche a lui, se fusse prete.
     Ècci molt’altri che rinegon Cristo
che voi non siate qua; né dà lor noia,
ché chi non crede si tien manco tristo.15

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     Di voi a tutti caverò la foia
di questa vostra; e chi non si contenta
affogar possa per le man del boia.
     La Carne, che nel sal si purg’ e stenta
che saria buon per carbonat’ ancora,20
di voi più che di sé par si rammenta.
     Il nostro Buonarroto, che v’adora,
visto la vostra, se ben veggio, parmi
c’al ciel si lievi mille volte ogn’ora;
     e dice che la vita de’ sua marmi25
non basta a far il vostro nom’ eterno,
come lui fanno i divin vostri carmi.
     Ai qual non nuoce né state né verno,
dal temp’ esenti e da morte crudele,
che fama di virtù non ha in governo.30
     E come vostro amico e mio fedele
disse: — Ai dipinti, visti i versi belli,
s’appiccon voti e s’accendon candele.
     Dunque i’ son pur nel numero di quelli,
da un goffo pittor senza valore35
cavato a’ pennell’ e alberelli.
     Il Bernia ringraziate per mio amore,
che fra tanti lui sol conosc’ il vero
di me; ché chi mi stim’ è ’n grand’errore.
     Ma la sua disciplin’ el lum’ intero40
mi può ben dar, e gran miracol fia,
a far un uom dipint’ un uom da vero. —
     Così mi disse; e io per cortesia
vel raccomando quanto so e posso,
che fia l’apportator di questa mia.45
     Mentre la scrivo a vers’a verso, rosso
diveng’assai, pensando a cui la mando,
send’ il mio non professo, goffo e grosso.
     Pur nondimen così mi raccomando
anch’io a voi, e altro non accade;50
d’ogni tempo son vostro e d’ogni quando.

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     A voi nel numer delle cose rade
tutto mi v’offerisco, e non pensate
ch’i’ manchi, se ’l cappuccio non mi cade.
     Così vi dico e giuro, e certo siate,55
ch’i’ non farei per me quel che per voi:
e non m’abbiat’a schifo come frate.
     Comandatemi, e fate poi da voi.