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(85) rime 47


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     Sì come nella penna e nell’inchiostro
è l’alto e ’l basso e ’l medïocre stile,
e ne’ marmi l’immagin ricca e vile,
secondo che ’l sa trar l’ingegno nostro;
     così, signor mie car, nel petto vostro,5
quante l’orgoglio è forse ogni atto umile;
ma io sol quel c’a me propio è e simile
ne traggo, come fuor nel viso mostro.
     Chi semina sospir, lacrime e doglie,
(l’umor dal ciel terreste, schietto e solo,10
a vari semi vario si converte),
     però pianto e dolor ne miete e coglie;
chi mira alta beltà con sì gran duolo,
ne ritra’ doglie e pene acerbe e certe.


85

 
     Com’io ebbi la vostra, signor mio,
cercand’andai fra tutti e’ cardinali
e diss’a tre da vostra part’ addio.
     Al Medico maggior de’ nostri mali
mostrai la detta, onde ne rise tanto5
che ’l naso fe’ dua parti dell’occhiali.
     Il servito da voi pregiat’ e santo
costà e qua, sì come voi scrivete,
n’ebbe piacer, che ne ris’altro tanto.
     A quel che tien le cose più secrete10
del Medico minor non l’ho ancor visto;
farebbes’anche a lui, se fusse prete.
     Ècci molt’altri che rinegon Cristo
che voi non siate qua; né dà lor noia,
ché chi non crede si tien manco tristo.15