Rime (Michelangelo)/260. Non è sempre di colpa aspra e mortale
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Michelangelo Buonarroti - Rime (XVI secolo)
260. Non è sempre di colpa aspra e mortale
◄ | 259. Ben può talor col mie 'rdente desio | 261. Se 'l troppo indugio ha più grazia e ventura | ► |
Non è sempre di colpa aspra e mortale
d’una immensa bellezza un fero ardore,
se poi sì lascia liquefatto il core,
che ’n breve il penetri un divino strale.
Amore isveglia e desta e ’mpenna l’ale,5
né l’alto vol preschive al van furore;
qual primo grado c’al suo creatore,
di quel non sazia, l’alma ascende e sale.
L’amor di quel ch’i’ parlo in alto aspira;
donna è dissimil troppo; e mal conviensi10
arder di quella al cor saggio e verile.
L’un tira al cielo, e l’altro in terra tira;
nell’alma l’un, l’altr’abita ne’ sensi,
e l’arco tira a cose basse e vile.