Rime (Guittone d'Arezzo)/Qual omo si diletta in troppo dire

Qual omo si diletta in troppo dire

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Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Qual omo si diletta in troppo dire
Ciascuno esemplo ch'è dell'omo saggio La dolorosa mente, ched eo porto


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In ogni cosa si deve osservar misura.


     Qual omo si diletta in troppo dire
tenuto è dalla gente in fallaggio:
spesse fiate giova lo tacere;
4chi troppo tace tenuto è silvaggio.
     A la stagione è senno a sofferire,
e chi troppo s’umilia non è saggio;
scarsezza face l’omo arricchire,
8troppa scarsezza fa talor dannaggio.
     Donque misura ci convene avere
in tutte cose ch’ave l’omo a fare,
11ché tuttor noce fare oltra misura.
     Ché per ventura puote tanto sire
la cosa poich’è grave a ritornare,
14e se non fa con senno, poco dura.

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Tutto è morto in lui, fuorché la lingua, che dice il suo tormento.


     La dolorosa mente, ched eo porto,
consuma lo calor, che mi sostene,
sí ch’eo non aggio membro se non morto,
4for che la lingua, ch’a lo cor si tene.
     E questa parla per contar lo torto,
lo qual mi tace Amore; e non s’attene,
e dice: Oh, lassa, for son di conforto,
8ché d’ogni parte disciolt’ha il mio bene!
     Sol per servire Amor coralemente
sono giunto del tutto a non podere,
11sí come quegli ch’a lo foco è tratto.
     Ed eo dolente vivo in foco ardente
e perdo la potenza e lo sapere:
14in martir si discioglie ogni mio atto.