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204 | sonetti d’amore |
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In ogni cosa si deve osservar misura.
Qual omo si diletta in troppo dire
tenuto è dalla gente in fallaggio:
spesse fiate giova lo tacere;
chi troppo tace tenuto è silvaggio.
5A la stagione è senno a sofferire,
e chi troppo s’umilia non è saggio;
scarsezza face l’omo arricchire,
troppa scarsezza fa talor dannaggio.
Donque misura ci convene avere
10in tutte cose ch’ave l’omo a fare,
ché tuttor noce fare oltra misura.
Ché per ventura puote tanto sire
la cosa poich’è grave a ritornare,
e se non fa con senno, poco dura.
131
Tutto è morto in lui, fuorché la lingua, che dice il suo tormento.
La dolorosa mente, ched eo porto,
consuma lo calor, che mi sostene,
sí ch’eo non aggio membro se non morto,
for che la lingua, ch’a lo cor si tene.
5E questa parla per contar lo torto,
lo qual mi face Amore; e non s’attene,
e dice: Oh, lassa, for son di conforto,
ché d’ogni parte disciolt’ha il mio bene!
Sol per servire Amor coralemente
10sono giunto del tutto a non podere,
sí come quegli ch’a lo foco è tratto.
Ed eo dolente vivo in foco ardente
e perdo la potenza e lo sapere:
in martir si discioglie ogni mio atto.