Rime (Dante)/L - La dispietata mente, che pur mira

L - La dispietata mente, che pur mira

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Dante Alighieri - Rime (XIII secolo)
L - La dispietata mente, che pur mira
XLIX - Lo meo servente core LI - Non mi poriano già mai fare ammenda
Altre rime del tempo della Vita Nuova

 
La dispietata mente, che pur mira
di retro al tempo che se n’è andato,
da l’un de’ lati mi combatte il core;
e ’l disio amoroso, che mi tira
5ver lo dolce paese c’ho lasciato,

d’altra part’è con la forza d’Amore;
né dentro i’ sento tanto di valore
che lungiamente i’ possa far difesa,
gentil madonna, se da voi non vene:
10però, se a voi convene

ad iscampo di lui mai fare impresa,
piacciavi di mandar vostra salute,
che sia conforto de la sua virtute.
Piacciavi, donna mia, non venir meno
15a questo punto al cor che tanto v’ama,

poi sol da voi lo suo soccorso attende;
ché buon signor già non ristringe freno
per soccorrer lo servo quando ’l chiama,
ché non per lui, ma per suo onor difende.
20E certo la sua doglia più m’incende,

quand’i’ mi penso ben, donna, che vui
per man d’Amor là entro pinta sete:
così e voi dovete
vie maggiormente aver cura di lui;
25ché que’ da cui convien che ’l ben s’appari,

per l’imagine sua ne tien più cari.
Se dir voleste, dolce mia speranza,
sacciate che l’attender io non posso;
ch’i’ sono al fine de la mia possanza.
30E ciò conoscer voi dovete, quando

l’ultima speme a cercar mi son mosso;
ché tutti incarchi sostenere a dosso
de’ l’uomo infin al peso ch’è mortale,
prima che ’l suo maggiore amico provi,
35poi non sa qual lo trovi:

e s’elli avven che li risponda male,
cosa non è che costi tanto cara,
che morte n’ha più tosto e più amara.
E voi pur sete quella ch’io più amo,
40e che far mi potete maggior dono,

e ’n cui la mia speranza più riposa;
che sol per voi servir la vita bramo,
e quelle cose che a voi onor sono
dimando e voglio; ogni altra m’è noiosa.
45Dar mi potete ciò ch’altri non m’osa,

ché ’l sì e ’l no di me in vostra mano
ha posto Amore; ond’io grande mi tegno.
La fede ch’eo v’assegno
muove dal portamento vostro umano;
50ché ciascun che vi mira, in veritate

di fuor conosce che dentro è pietate.
Dunque vostra salute omai si mova,
e vegna dentro al cor, che lei aspetta,
gentil madonna, come avete inteso:
55ma sappia che l’entrar di lui si trova

serrato forte da quella saetta
ch’Amor lanciò lo giorno ch’i’ fui preso;
per che l’entrare a tutt’altri è conteso,
fuor ch’a’ messi d’Amor, ch’aprir lo sanno
60per volontà de la vertù che ’l serra:

onde ne la mia guerra
la sua venuta mi sarebbe danno,
sed ella fosse sanza compagnia
de’ messi del signor che m’ha in balia.
65Canzone, il tuo cammin vuol esser corto;

ché tu sai ben che poco tempo omai
puote aver luogo quel per che tu vai.