Rime (Dante)/CIII - Così nel mio parlar voglio esser aspro

CIII - Così nel mio parlar voglio esser aspro

../CII - Amor, tu vedi ben che questa donna ../CIV - Tre donne intorno al cor mi son venute IncludiIntestazione 31 agosto 2009 75% letteratura

Dante Alighieri - Rime (XIII secolo)
CIII - Così nel mio parlar voglio esser aspro
CII - Amor, tu vedi ben che questa donna CIV - Tre donne intorno al cor mi son venute
Rime per la donna pietra

 
Così nel mio parlar voglio esser aspro
com’è ne li atti questa bella petra,
la quale ognora impetra
maggior durezza e più natura cruda,
5e veste sua persona d’un diaspro
tal, che per lui, o perch’ella s’arretra,
non esce di faretra
saetta che già mai la colga ignuda:
ed ella ancide, e non val ch’om si chiuda
10né si dilunghi da’ colpi mortali,
che, com’avesser ali,
giuncono altrui e spezzan ciascun’arme;
sì ch’io non so da lei né posso atarme.

Non trovo scudo ch’ella non mi spezzi
15né loco che dal suo viso m’asconda;
ché, come fior di fronda,
così de la mia mente tien la cima:
cotanto del mio mal par che si prezzi,
quanto legno di mar che non lieva onda;
20e ’l peso che m’affonda
è tal che non potrebbe adequar rima.
Ahi angosciosa e dispietata lima
che sordamente la mia vita scemi,
perché non ti ritemi
25sì di rodermi il core a scorza a scorza,
com’io di dire altrui chi ti dà forza?

Ché più mi triema il cor qualora io penso
di lei in parte ov’altri li occhi induca,
per tema non traluca
30lo mio penser di fuor sì che si scopra,
ch’io non fo de la morte, che ogni senso
co li denti d’Amor già mi manduca;
ciò è che ’l pensier bruca
la lor vertù sì che n’allenta l’opra.
35E’ m’ha percosso in terra, e stammi sopra
con quella spada ond’elli ancise Dido,
Amore, a cui io grido
merzé chiamando, e umilmente il priego;
ed el d’ogni merzé par messo al niego.

40Egli alza ad ora ad or la mano, e sfida
la debole mia vita, esto perverso,
che disteso a riverso
mi tiene in terra d’ogni guizzo stanco:
allor mi surgon ne la mente strida;
45e ’l sangue, ch’è per le vene disperso,
fuggendo corre verso
lo cor, che ’l chiama; ond’io rimango bianco.
Elli mi fiede sotto il braccio manco
sì forte, che ’l dolor nel cor rimbalza:
50allor dico: "S’elli alza
un’altra volta, Morte m’avrà chiuso
prima che ’l colpo sia disceso giuso".

Così vedess’io lui fender per mezzo
lo core a la crudele che ’l mio squatra!
55poi non mi sarebb’atra
la morte, ov’io per sua bellezza corro:
ché tanto dà nel sol quanto nel rezzo
questa scherana micidiale e latra.
Ohmè, perché non latra
60 per me, com’io per lei, nel caldo borro?
ché tosto griderei: "Io vi soccorro".
e fare’l volentier, sì come quelli
che ne’ biondi capelli
ch’Amor per consumarmi increspa e dora
65metterei mano, e piacere’le allora.

S’io avessi le belle trecce prese,
che fatte son per me scudiscio e ferza,
pigliandole anzi terza,
con esse passerei vespero e squille:
70e non sarei pietoso né cortese,
anzi farei com’orso quando scherza;
e se Amor me ne sferza,
io mi vendicherei di più di mille.
Ancor ne li occhi, ond’escon le faville
75che m’infiammano il cor, ch’io porto anciso,
guarderei presso e fiso,
per vendicar lo fuggir che mi face;
e poi le renderei con amor pace.

Canzon, vattene dritto a quella donna
80che m’ha ferito il core e che m’invola
quello ond’io ho più gola,
e dàlle per lo cor d’una saetta;
ché bell’onor s’acquista in far vendetta.