Rime (Andreini)/Sonetto XXXII
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto XXXII
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SONETTO XXXII.
D
I quel bel volto gli amorosi rài Fur prìa dal cor, che da quest’occhi intesi;
Così da i lacci à mio sol danno tesi
Prìa che vedergli ancor presa restai.
Cominciò ’l fianco infermo à tragger guai,
Nè gli eran’ anco i suoi martir palesi;
E perche fosser più gli spirti offesi
Senza saper s’io pur amassi amai.
Tutto dentro avampar sentimmi il core,
Nè de l’incendio mai favilla scorsi
In fatal cecità la mente immersa.
Volèa ben poi dal micidial ardore
Fuggir; ma quando (ohime) di lui m’accorsi
Mi trovai tutta in cenere conversa.