Rime (Andreini)/Sonetto XXXI
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto XXXI
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SONETTO XXXI.
E
Qual fora giamai sì duro, e scabro Cor, che non l’ammollisse il guardo pio
Del mansueto, e vago Idolo mio
Del mio dolce languir sì dolce Fabro?
Il volto di ligustri, e di cinabro
Asperso cui non arde? e qual sent’io
Destarsi in me d’amor nobil desio
Dal gentil riso, e dal vermiglio labro?
Anzi de la bell’alma, che s’honora
Sol di se stessa il moto, ed ogni detto
Con piacer singolar l’alme innamora.
Beato il giorno, e fortunata l’hora,
Ch’Amor dolce per lui m’aperse il petto,
Felice il cor, che la sua Imago adora.