Rime (Andreini)/Canzone II

Canzone II

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Sonetto XXX Sonetto XXXI

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CANZ. II.

 

O
D’alta stirpe uscita

Amorosa Donzella
     Honesto ardor di mille, e mille cori,
     Vostra beltà infinita
     La più lucida Stella
     Vince d’assai; scherzan con voi gli Amori,
     E de l’aurato crine
     Fan dolci, e cari nodi
     Per far nove rapine;
     E con più accorti modi
     Stan ne’ begli occhi al varco
     Scoccando à tempo l’infallibil arco.
Come la neve suole
     Al raggio più cocente
     Di Febo liquefarsi; così à’ rai
     De l’uno, & l’altro Sole
     La pellegrina Gente

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     Amor per gloria tua strugger vedrai;
     E per pompa maggiore
     Del tuo gran Regno, quale
     Fenice poi che muore
     Rinasce al Mondo; tale
     Dopo morte gli Amanti
     Tornar in vita à raggi honesti, e santi.
Giran le sfere intorno
     Col vostro moto altero.
     Con lo splendor de’ bei vostr’occhi splende
     L’apportator del giorno.
     L’alato messaggiero
     Da la vostra facondia il suo dir prende.
     Danzando fan le rive
     Fiorir col vostro piede
     Le Grazie; e l’alme Dive
     De la Castalia sede
     Cantan co’ vostri accenti;
     E taccion se tacete in aria i venti.
O celeste Sirena
     Qual meraviglia è poi
     Se di foco gentil l’alme accendete:
     Miracol fora, e pena
     Il non arder per voi.
     Lampeggia il Ciel qualhor dolce ridete;
     Il Mar gonfio, e turbato
     Placate co’ bei lumi;
     E date legge al Fato.
     I secchi Prati, e i Dumi,
     Ed ogni alpestre loco
     Rose per voi produce, e gigli, e Croco.

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Il Sol mostra più chiara
     La chioma, s’ei percuote
     O ’n argento, ò ’n cristallo, ò ’n gemma, ò ’n oro;
     Così Virtù più rara
     In voi scopre sua dote
     Lucida gemma del celeste choro.
     E ’n corpo bello, e vago
     Ella n’appar più grata.
     Ma mentre l’alma appago
     Nel bello, ond’è beata,
     Temo, che ’n forme nove
     Converso al Ciel non vi rapisca Giove.
Se i ligustri, e le rose
     Del vostro viso io miro
     Parmi il viso veder di bella Aurora;
     S’al bel, che ’n voi ripose
     Il Ciel, questi occhi giro
     Venere io veggio; se ’l pender talhora
     Io volgo al bello interno
     Colei, che da la testa
     Di Giove nacque io scerno;
     Se la casta, e modesta
     Maniera mi si scopre,
     Di Diana contemplo i gesti, e l’opre.
Canzone humil t’inchina
     A questa regia Figlia
     Honor di nostra etate, e meraviglia.