Rime (Andreini)/Sonetto XXIX
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto XXIX
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SONETTO XXIX.
C
Resci ò mia nobil fiamma, se maggiore Puoi farti nel mio sen, cresci, poich’io
Ogni cura mortal posta in oblìo
Me stessa abbello in sì gradito ardore;
E tanto veggio al Ciel ergersi il core
Quanto s’avanza il vivo incendio mio;
Cresci dunque ardentissimo desìo,
E ’n tè consumi ogni sua face Amore.
O quai rate, ed eccelse grazie io spero
Dal mio leggiadro, e glorioso foco,
Che dolcemente m’arde, e non m’ancide.
Vedrò in virtù di questo incendio altero
Deificarmi qual novello Alcide,
Ed haver trà le stelle un giorno loco.