Rime (Andreini)/Sonetto XLIII

Sonetto XLIII

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SONETTO XLIII.


C
Inta di fiori, e d’amoretti gài

Tù pur ritorni ò dolce Primavera;
     Ma ’l dolente mio cor come prim’era
     Nel Verno de’ martir ritroverai.
Per cangiarsi di tempo anch’io sperai
     Cangiar fortuna; ma l’orribil Fera
     Già di Cerbero nata, e di Megera
     Dal mio misero sen non parte mai.
Iniquo Amor tù de l’Inferno uscisti
     Con l’empia Face, che i miei spirti infiamma
     Per eterno dolor de’ cori altrui;
Ma nel mio disperato sen venisti,
     Perche di Donna, che già un tempo fui
     Mostro foss’io di miserabil fiamma.