Rime (Andreini)/Sonetto CXXV

Sonetto CXXV

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SONETTO CXXV.


I
O non t’amo crudel, che me l’ contende

Del cor selvaggio la natìa durezza,
     Pur s’alcun veggio, che di tua bellezza
     Porti sembianza à me sì vago splende;
Che contra ’l voler mio nel cor mi scende
     Un’affetto d’amara empia dolcezza;
     E tanto può la micidial vaghezza,
     Ch’amoroso desire in me raccende.
Dura legge d’Amor. dunque conviene,
     Ch’ami quello in altrui, che ’n questo altero
     Fù la sola cagion de le mie pene?
Ben è tronca nel mezo ogni mia spene,
     Nè pace più, nè più salute spero
     Se da cotanti rivi il mio duol viene.