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Cheggia di Tigre quei la forza, e l’armi,
Questi fatto Delfin haggia desìo
Correr per l’onde nuotator veloce;
Ed altri altre sembianze agogni, ch’io
Echo felice sol bramo cangiarmi
Ne l’angelico suon de la tua voce.
SONETTO CXXV.
Del cor selvaggio la natìa durezza,
Pur s’alcun veggio, che di tua bellezza
Porti sembianza à me sì vago splende;
Che contra ’l voler mio nel cor mi scende
Un’affetto d’amara empia dolcezza;
E tanto può la micidial vaghezza,
Ch’amoroso desire in me raccende.
Dura legge d’Amor. dunque conviene,
Ch’ami quello in altrui, che ’n questo altero
Fù la sola cagion de le mie pene?
Ben è tronca nel mezo ogni mia spene,
Nè pace più, nè più salute spero
Se da cotanti rivi il mio duol viene.
AL SEREN.MO VINCENZO GONZAGA
Duca di Mantova, &c.
SONETTO CXXVI.
Provar se stesso il Rosignuol gentile
In bassa voce, ed al ridente Aprile
Con alto suon dolce saluta il Sole.
Così tent’io di ritrovar parole,
Ond’ornar possa il mio dir troppo humile;
E forse |